Ferdinando Battaglia
- 21/08/2012 14:04:00
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Pietro, come sempre e come si può ancora di più apprendere dai commenti degli altri lettori, nelle tue poesie cè un tocco magistrale, però di una "docenza" (mi sembrerebbe) più sbilanciata verso il vissuto, anche se sono bene in evidenza gli altri ingredienti, il talento e la formazione intellettuale. Qui mi piace leggervi una grande metafora, un parallelismo, ma forse sbaglio, una "teoria letteraria", che condivido in pieno ovvero sento molto vera: linchiostro con cui si scrivono le poesie, quelle più belle, quelle di valore, quelle che tracceranno o confluiranno nel patrimonio letterario di una lingua, sono quasi sempre distillati di "sangue"; non penso che tu parlassi dei morti, ma di chi "muore" per scrivere.
Al di là della mia lettura, un grande abbraccio con rinnovata stima
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cristina bizzarri
- 20/08/2012 15:54:00
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E vero. Non smettono mai di esserci, i "nostri" e "altrui" morti: essi Sono, come noi, nellEssere. E noi non sappiamo altro che una specie di attesa, che può avere vari nomi, ma sempre Attesa è. (Almeno per me è così). Ciao Pietro.
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