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Commenti al testo di Roberto Maggiani
I Resti lo Splendore
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Ilde C.
- 06/04/2009 20:01:00
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Condivido quello che scrive il recensore,il libro non è facilmente inquadrabile, non ha niente di scontato. Vorrei dire qualcosa sui brani in prosa più brevi, che mi sono apparsi veri e propri poemetti. Bellissimo quello che apre la raccolta, quello sulla scrittrice della "mano sinistra", Chi e Luoghi. Questultimo intenso, intimo, terribile.
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Basilio Romano
- 26/03/2009 18:27:00
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Questa recensione, come è caratteristica di Maggiani, ha il pregio di farmi venire lappetito di lettura del testo.
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Giovanni Rito
- 26/03/2009 18:02:00
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Non riuscivo ad aprire il libro (passato da unamica) perché intimidito dal titolo. Il pezzo omonimo mi sembra bellissimo, appassionato anche quando francamente debitore del saggismo novecentesco. Imprevedibile, dirompente linserto su Kafka (ma non era già stato scritto tutto?)
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Laki
- 23/03/2009 19:26:00
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Mi dispiace che il libro non sia distribuito. Mi dispiace che sia poco compreso. Leggo, e mi ritrovo lungo una scala di luce e ombra. Scendo e salgo..... Conosco lautrice e non sapevo che scrivesse queste cose. non ne parla mai.
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Liza
- 23/03/2009 14:22:00
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Approfitto di un computer messo a disposizione per dire che il libro è bello, bellissimo, e non mi sono arresa quando non capivo. La comprensione è globale. Quello che non si capisce in un contesto, diventa rivelativo in un altro. Non è un libro di “poesie e prose”, è tutto poesia, anche nei saggi (specialmente quando parla di come nasce la poesia).
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Antonio Marrano
- 23/03/2009 14:20:00
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La recensione mi sembra colpisca nel segno quando rimanda alla compattezza del libro, all’intima corrispondenza fra un testo e l’altro. Mi sembra però non valorizzi abbastanza il flusso poematico e il tema della fine epocale. Si vedano i testi “scrivo da una lingua morta”, “Luce a pioggia di sotto in su”, la poesia sul mondo della religiosa fatica contadina, il pezzo sui “resti di Sion” e soprattutto la bellissima “Pietra sonora appesa”.
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Insel Marty
- 17/03/2009 20:35:00
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Sono Insel e ringrazio. Ringrazio dell’attenzione, dello spazio, dell’invito a leggere. Intervengo solo per dire che non sono affatto “filosofa”, come si vede dal faccia-a-faccia con Socrate, che è un incontro-scontro su “come si fa musica”, e dal fatto che, se anche c’è un cosiddetto pensiero nei due saggi della raccolta, è un filo teso sulla consapevolezza delle passioni, degli attaccamenti e dell’ignoranza. Come scrivo a pag. 43, quell’esile filo di pensiero, l’unico che mi concedo nel digiuno di doxa che ritengo salutare, mi appare oggi abbastanza debitore del tempo che ho vissuto, succedaneo ed epigono. Anche rispetto a Socrate non ho pensato alcunché di diverso dai miei contemporanei. E’ risaputo, il non-discorso del corpo ha sovvertito radicalmente il discorso della ragione occidentale. Certo, lasciarsi scrivere dalle parole (confronta pag. 29: la poesia scrive, il poeta è scritto) non equivale né a un atto pulsionale né ad un automatismo spiritistico. Cito, dal precedente due fuochi (Gazebo 2003): “Con la testa nelle nuvole. Fra le particelle ultraleggere dell’energia concentrata. Il nonsapere del poeta è raggiunto attraverso la padronanza e il potenziamento di ogni microsuono. Cellule, atomi, particelle subatomiche ruotano vorticosamente verso la luce di una parola. Il poeta è una nuvola che non sa di esserlo, o non lo sa più, mentre continua a percepirlo e lo percepisce sempre di più, perché prima inconsciamente poi con l’energia cinetica della mente ha nutrito e coltivato quel campo invisibile che prende forma all’altissima velocità dell’intuizione musico-sillabica.” (pag. 22)
Insel Marty
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giuliano
- 09/03/2009 10:33:00
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Un libro davvero molto bello, con punte di sublime; il brano iniziale sulla sedia,citato nella recensione, spiazza e lascia senza fiato per la sua bellezza. In alcuni tratti l’opera appare un pochino ermetica, ma la pazienza e la grande concentrazione che richiede vengono ricompensate ampiamente.
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Daniele Incami
- 03/03/2009 21:22:00
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Sembra un libro interessante. Filosofia e poesia: secondo me dalla poesia può esplicitarsi un sistema filosofico in modo naturale, ma dalla filosofia non è banale riuscire a estrapolare poesia!
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