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Acqua passata

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Margherita G. Sarfatti     Acqua passata

 

 

In questo libro, pubblicato nel 1955, Margherita Sarfatti (1880-1961) presenta i più importanti personaggi artistici o politici che ha incontrato come intellettuale, esperta d'arte e tenutaria di un frequentatissimo salotto intellettuale milanese.

Insomma una collezionista di celebrità!

Si tratta di una carrellata, che non si limita all'aspetto psicologico ma guarda con acutezza alla società in cui vivono.

Il tutto scritto con leggerezza, anche se con una prosa un po' vetusta, figlia dell'epoca.

Va detto però che a volte nel tratteggiare i personaggi l'autrice non si sottrae alla maldicenza, che mal s'addice ad una gran signora.

Sfila Giolitti: solitario volpone, solido come le rupi natie. Criticato ma insostituibile.

Il bel giovane Marconi che ragiona sempre differentemente dagli altri e che preconizza la conoscenza di Marte e della Luna.

Il bonario cardinale Giuseppe Sarto (poi Pio X) che ha un rapporto d'amicizia con il padre della scrittrice.

D'Annunzio: per lui un solo personaggio inviolabile, il Padre Eterno D'Annunzio!

Pirandello del quale s'interroga se contagiò lui la moglie con la pazzia o se fu lei la levatrice dei suoi testi. Poi l'amore senile per Marta Abba che seccò la sua arte.

Ampia la carrellata sull'intellighenzia socialista, che conobbe da collaboratrice dell'Avanti!

Sfilano: Filippo Turati, fedele ad una meticolosa probità morale ed intellettuale; Anna Kuliscioff la rigorosa zarina dal cervello virile, unica donna di stato socialista e poi Bissolati, Prampolini e altri.

Ampio il capitolo dedicato alle regine e principesse di casa Savoia e Aosta.

Sorprendentemente senza commento, il rammarico della regina Elena per la firma del Re alla dichiarazione della seconda guerra! (Ma il fascismo dove stava?)

Grande capitolo finale su Franklin Delano Roosvelt, la sua famiglia e sguardo sulla società e lo spirito statunitense.

Una solo riferimento al fascismo, che ad avviso dell'autrice raccolse la quasi unanimità delle forze popolari (non importa se non esisteva altra scelta!).

Nessun commento sulle leggi razziali e lo sterminio degli ebrei, fra cui la sorella. Pronta però la Sarfatti, alla promulgazione, con la sua immediata fuga in Svizzera, il cui confine distava utilmente solo alcuni chilometri dalla sua villa comasca.

Forse da una firmataria del Manifesto degli intellettuali fascisti, stilato l'anno successivo all'assassinio di Matteotti, non ci si poteva aspettare nessun ravvedimento!

Stupisce invece che non sia citato una sola volta Mussolini, del quale scrisse il celebratissimo Dux. Ne fu amante ufficiale per un ventennio, oltre che ispiratrice del rapporto fra fascismo e borghesia dalla quale lei proveniva.

A meno che la frase “...vedo i piedi di creta anche dell'idolo di cui venero l'alta fronte...”

Sua conclusione: la saggezza è un dono divino ma è anche una conquista della moderazione sulla passione.

 

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