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Bosio e l’impero della filibusta

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Nell’immagine: a destra, affresco di Bartolomeo Arecco sulla facciata della Chiesa Parrocchiale di Bosio

Megan ci piacque moltissimo in ‘Pale Rider’, dove tentava di dare colore all’incarnato del Preacher. Quando lui s’allontanava a cavallo, spaventato dall’amore con una ragazza tanto giovane, lei gli gridava dietro: ‘Così, tu non perdi solo me, ma anche tutto il nostro mondo’. Non bisogna abbandonare la nostra storia e i rimedi alla paura esistono. Era il quarto giorno a seguire le Idi di Aprile.
Caio Gracco era stato soldato: nobile, lo era da sempre e non aveva mai smesso di esserlo. Aveva deciso di estendere la ‘nobiltà’ a chi non la possedeva. Il mezzo prescelto fu quello di avviare a quella proprietà chi non possedeva la terra. Terra da coltivare e,in definitiva, da amare. La sua riforma agraria prevedeva che il favorito neo proprietario sviluppasse anche la personalità. Al sostegno di una classe di volonterosi, a Roma repubblicana ce n’era un numero sorprendentemente alto, si contrappose l’ostilità di una joint venture. Quella tra ottimati cacciatori e sottoproletari facinorosi: per tutti questi, il valore della terra non contava nulla. Essa doveva essere brutalmente percorsa: sia all’inseguimento di una preda, sia per una scorribanda di ladroni. Appena oltre il confine tra Bosio e il paese viciniore a occidente, Romano aveva avuto un’ispirazione analoga a quella del più grande Tribuno della storia.
Uno dei figli di Romano, Paolo, aveva letto i romanzi d’avventura di Stone. Più che quello della Liguria, i suoi ‘eroi’ solcavano il golfo del Messico: ma erano filibustieri. Quella genìa era in possesso delle lettere di marca, specie di permessi che il monarca di una lontana nazione concedeva ai guerrieri da corsa. Il nemico era rappresentato dal monarca di una nazione altrettanto lontana e indifferente. Le regole del conflitto erano incerte quanto le identità dei contendenti.
I cognomi di oggi discendono dai nomi di ieri. Prendiamo: Mazarelo da Cuzzano e Cangrande della Scala. Non è difficile individuare tale origine in due cognomi appartenenti a personaggi di questa nostra saga di Bosio. L’Olonnaise non fu un tipo tenero ma non aveva conosciuto l’amore, oppure ne aveva uno molto antico. Yanez conobbe una graziosa Malese e fu una scossa: egli poté impiantare casa e progetto.
Come Paolo, Lorenzo ha un impero domestico. Gli astanti sono riconosciuti. Gli amici sono ritrovati, come accaduto quattro giorni prima. Paolo ha compreso che la sua Olonne è irrimediabilmente perduta. Non resta che l’esplorazione del seno Messicano. Tuttavia, il percorso si è fatto più agevole. Per dirla con Dickens: ‘I saw no shadow of another parting from her (Great Expectations, ch.59) – Non vidi nessuna ombra di un’altra separazione da lei’.
Corrado aveva reso possibile l’emendamento a Fedor Karamazov. Si era risaputo quanto per cui egli aveva vissuto. ‘Then, fall Cesar – Allora, cadi Cesare’ (Sh). Cesare può ritirarsi in buona pace perché qualcuno resta. Il bambino resta vivo: non c’è da tributargli l’orazione funebre, così come fa Alioscia Karamazov alla fine del suo romanzo. Il giovinetto Pietro incarna la salvezza, celebrata da Padre Quinto due giorni prima. Oggi siamo a due giorni dalla Domenica delle Palme e aspettiamo Pasqua.

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