LaRecherche.it

« indietro :: torna al testo senza commentare

Scrivi un commento al testo di Alessandra Ponticelli Conti
Ti ricordi di me?

- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento; il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente, potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso, all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ]. Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]

E' magnifico il Béarn.

Specialmente quando il vento del sud, incrociando il foehn che soffia dai Pirenei, illumina di colpo il cielo trasformandolo in una cupola incredibilmente bella.

La prima volta che vidi l'uomo vestito di grigio fu d'estate.

Era luglio.

Apparve, all'improvviso, un lunedì, sopra l'alta muraglia che cinge il piccolo cimitero di Oloron Sainte-Marie dove, ogni anno, vado  a deporre un fiore sulla tomba di Jules.

A dire il vero, non ho mai incontrato Jules di persona. Ma, nella vita, fra le tante cose che accadono, può capitare perfino di voler bene a uno sconosciuto.

Vi è mai successo di amare uno scrittore soltanto per aver letto i suoi romanzi?

A me, sì.

E Jules era uno scrittore.

Mi chiesi, sbalordita, come avesse fatto a salire tanto in alto.

Mi guardai attorno: il minuscolo camposanto, ravvivato da una luce smagliante, era completamente deserto. I riflessi di un sole alto e lucido, che si riverberavano sulla pietra opaca delle vecchie tombe a stele, mi accecarono.

Una sensazione angosciosa mi pervase. Pareva che la morte, inquadrata da quell'esplosione dirompente di luce, mi si fosse parata davanti per parlarmi.

Incredula, mi domandai cosa stesse accadendo.

Ero, forse, impazzita?

Mentre disorientata mi concentravo su quella riflessione, il mio nome risuonò nel silenzio.

Alzai lo sguardo: immobile, l'uomo vestito di grigio mi stava chiamando.

"Chi sei?" Dissi.

"Dovresti saperlo" rispose, fissandomi con i suoi occhi scuri e sottili. "Hai, forse, dimenticato che l'amore per i libri è per sempre?".

Di colpo, un forte odore di carta inondò l'aria.

Mi chiesi, esterrefatta, da dove provenisse quel profumo e come facesse, quell'uomo, a conoscere il mio nome. Spaventata mi diressi, correndo, verso la viottola di ghiaia decisa a raggiungere l'uscita.

"Ti ricordi di me?" Tuonò, mentre con passo claudicante si spostava al centro del muro da dove svettava un'imponente croce in arenaria.

La sua voce cristallina si era trasformata, ora, in cupa e profonda.

Mi fermai.

"E' Jules che mi manda" aggiunse. "Sono Charles. Charles Delsol".

Charles Delsol? 

Intanto che il pensiero correva veloce all'indietro, nel tentativo di recuperare quel nome fra i tanti fantasmi del passato, un dubbio mi assalì.

Come poteva averlo mandato Jules, se Jules era morto il 17 maggio del 1960?

Un lampo illuminò la mia mente.

Adesso, sì. Adesso ricordavo.

Mentre una nuvola sottile e stratificata transitava verso ovest, mi rammentai di lui, dello "zoppo del cielo", di quell'affascinante personaggio di Jules il quale, scoprendosi morto, cerca fra le tante ombre che popolano il cielo, lei, Marguerite, l'unico amore della sua vita.

"Ben arrivata!" Esclamò. "Non disperare" aggiunse. "Io, Marguerite, l'ho ritrovata. Guarda! E' ancora seduta, al suo posto, di fronte a me, nella biblioteca della Sorbonne dove la vidi la prima volta. Vuoi ritrovare anche tu coloro che hai amato? Allora, cerca. Cerca, dentro quella nuvola".

La nube, che nel frattempo si era ingigantita, conteneva tutta la mia vita.

Fu soltanto allora che capii di essere morta.

Come nel racconto di Jules Supervielle, anch'io, come Charles Delsol, lo zoppo del cielo, non sapevo quando né come fosse successo.

Forse era accaduto d'estate.

Forse in una di quelle caldissime notti di luglio nelle quali, seduta sulla mia poltrona, mi addormentavo con un libro in mano.    

   

Nessun commento

Leggi l'informativa riguardo al trattamento dei dati personali
(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 e succ. mod.) »
Acconsento Non acconsento
Se ti autentichi il nominativo e la posta elettronica vengono inseriti in automatico.
Nominativo (obbligatorio):
Posta elettronica (obbligatoria):
Inserendo la tua posta elettronica verrà data la possibilità all'autore del testo commentato di risponderti.

Ogni commento ritenuto offensivo e, in ogni caso, lesivo della dignità dell'autore del testo commentato, a insindacabile giudizio de LaRecherche.it, sarà tolto dalla pubblicazione, senza l'obbligo di questa di darne comunicazione al commentatore. Gli autori possono richiedere che un commento venga rimosso, ma tale richiesta non implica la rimozione del commento, il quale potrà essere anche negativo ma non dovrà entrare nella sfera privata della vita dell'autore, commenti che usano parolacce in modo offensivo saranno tolti dalla pubblicazione. Il Moderatore de LaRecehrche.it controlla i commenti, ma essendo molti qualcuno può sfuggire, si richiede pertanto la collaborazione di tutti per una eventuale segnalazione (moderatore@larecherche.it).
Il tuo indirizzo Ip sarà memorizzato, in caso di utilizzo indebito di questo servizio potrà essere messo a disposizione dell'autorità giudiziaria.