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Sol lucet omnibus

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Dove si nasconde il sole quando 
 
l’ombra feroce assale incupendo
 
il cielo ed ingoiando altrui spazi? 
 
Perché in quei cruenti eventi 
 
l’umana ragione s’è lasciata traviare
 
sciupando la dolcezza d’ingenui canti 
 
e la certezza del sole che nasce
 
e le speranze d’un viver quotidiano?
 
 
 
Non c’ero io in quei giorni 
 
non vissi quell’inferno.
 
Non vittima, non aguzzino!
 
E non certo per immunità, 
 
o per qualsivoglia merito 
 
o perché esista altrui colpa 
 
solo il caso fu determinante
 
giacché breve è il passo 
 
che separa un piede dall’abisso.
 
 
 
Mucchi di cenere lasciati qua e là
 
voci sine tempore soffocate 
 
da un silenzio rimbombante.
 
 
 
Lasciami vivere ancora.
 
Anche me! Ora!
 
Due occhi, un respiro asperso 
 
nell’aria di marmo,
 
un’anima che langue
 
mentre abietta s’allunga quella mano
 
come una falce a tranciare 
 
sine causa ogni “reo” ramo.
 
Non è forse un diritto innato il vivere?
 
 
 
Ma tutto è già accaduto! 
 
ed incombe l’onta sua aberrante 
 
lasciando oggi qui sgomenti.
 
 
 
E ora che è un passato mai passato 
 
risuona la sua eco e lascia incredulità.
 
Dov’era la luce? Dove l’Uomo allora?
 
Dove l’Uomo oggi?
 
 
 
Ma il sole è risorto ancora 
 
e diffonde su ciascuno il suo calore.
 
 

 

 Giulia Bellucci - 24/01/2020 16:07:00 [ leggi altri commenti di Giulia Bellucci » ]

Sì Salvatore, hai centrato esattamente il pensiero che volevo esprimere e il tuo non è assolutamente sproloquiare. Considerazioni le tue che sono pienamente condivise da me.
Ricambio con stima sempre il tuo saluto.

 Salvatore Pizzo - 23/01/2020 14:37:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Quasi un grido, questo tuo interrogarti, mia cara Lucia. E proprio in questi giorni, in cui ci si avvicina alla celebrazione del giorno della memoria. Giorni in cui è venuto a mancare anche il filosofo Emanuele Severino: pensatore come pochi oggi, e che ci viene meno nel conto del più o meno della sapienza. E’ per questo, per l’affermazione del Severino che siamo"eterni", congiunta con l’olocausto, memoria che ricorre della caducità dell’essere, che mi vien da rispondere al tuo interrogarti con uno sconsolato allargarsi di braccia: è vero che saremo eterni, come affermato dal Severino, ma è anche vero che lo siamo come le foglie soldati di Ungaretti. E’ forse in ciò il nostro essere eterni: nel rinascere in primavera, pure ricordando come si è marciti, prima di rinascere. Solo che non credo che si abbia idea di quale sia il "punto" in cui ci si trovi in questo filo eterno che è l’essere. Del resto nemmeno Dante ci soccorre in ciò. Come quando afferma ch’è dura dire qual’è la giusta via,ci ritroviamo spersi nella landa spaziotemporale: ora andiamo avanti, ora indietro, molto più spesso ci giriamo attorno, entrandoci in quell’orrore ch’è l’essere, per poi riuscirne convinto di avere acquisito maggior consapevolezza, tranne poi ripetersi con accenti più pesanti e tragedie dalle dimensioni sempre più vaste...
Grazie e di cuore anche per avermi dato da pensare. Tu perdona questo mio sproloquiare.
un caro saluto

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