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Disincanto

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Ho soppesato questo mestiere

in molte circostanze

                               in molti momenti

 

col ferro e col fuoco

                                nell’abbraccio del vento

su libri umidi di parole

                      del tocco di mani

 

dentro le stanze

e tra le stoviglie nell’incavo dei cassetti

malriposte e strifellate

                                  come a volte le nostre stesse parole

i nostri stessi scatti

d’orgoglio come di torpore

                                          noi inconsapevoli al margine dei sonni

 

? Che vuoi che siano l’amore

                                 una donna

                                 questo foglio

 

             (e questo inchiostro, di conseguenza)

 

                                 questa lingua

 

             (intesa tanto come insieme di suoni

                                                                    che come organo

              il quale batte e sbatte

              ad impastare l’aria)

 

                                 questo mare

? i cui occhi mi guardarono dentro

                                                     rovesciandomi l’acqua sozza del porto

fino a una finestra di stamberga

alcune vite or sono

 

La testa su una mano

è sorretta in fondo da un tavolo

                                                 non da volontà

che puntelli un rantolo di tempo

                   uno scampolo

di qualcosa che s’erga a materia

fra me e il passato

 

Può essere che sia questo l’inizio

                                                   o che tutto s’estingua

in una coscienza ammainata

come morta cimice in un appartamento

 

Ad altri la pausa

che conduce a nuovo passo

                                           a me continuare un cammino

che si consuma in metri

 

 

 

(tratta dalla raccolta inedita

“Il mestiere e altri accidenti”)

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