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al testo di Alberto Rizzi
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Dunque c’è questo bambino nel chiuso d’un’auto come sdoppiato in un sogno straniero quel cristallo che da un lato toglie l’aria dall’altro rinforza i pensieri
Le immagini là fuori non diverranno suoni significati condivisi immagini che non l’attenderanno in un futuro suo né prossimo né remoto
perché incollocabile nel sentire del tempo che ci sfugge perché destinato agli uomini e nessun suono a stabilire equivalenze tra essere e spiegare
Sarà perciò un istante immisurabile
(altra immagine di parola scevra)
a mostrarglisi verità il nonrichièsto così collegato ad un remoto e sconfinato altrove dallo specchietto che si richiude su di una macchina parcheggiata accanto
la soluzione del bisogno dentro che lo turba con quel movimento ch’è già stupore nel suo essere ancora senza un suono una parola ancora che rompa quel cristallo e gli riporti gli occhi ormai lontani
? Comprendi dopo tutto questo dire
Non un suono attorno dentro oltre non è la parola che prima affiora a prèndermàno e condurre altrove
se suono è è solo un inganno che sbieco ci conduce altrove a mancare d’un soffio il bersaglio come un cristallo che si frapponga tra gli occhi e il viso
Come ora che sempre senza un suono robusto un ramo di rovo striscia la lingua sanguina e fa nascere l’incrocio d’acchito d’un colpo di vento creduto lontano
(tratta dalla raccolta inedita "Verba") |
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