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al testo di Alberto Rizzi
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La prima cosa che colpisce è questo nulla che separa questa trasparenza vigliacca che ferma gli sguardi come una parola imprevista al tatto degli amanti che mai fummo
perché altrimenti destinati ad essere
e poi c’è il silenzio quello che cresce sterminato da assenza imprevista di parole
Gli alberi si muovevano appena per grazia di vento anche ai miei occhi malgrado li tenessi chiusi
la mia staticità presente fu poi intersecata dal lento passo di un anziano
fuori dai nostri abbracci mancati il cigolio di oggetti nelle sue tasche alza nugoli di zanzare testimoni di degrado al mondo come all’anima
Traspare dall’uccello che di sua presenza macchia il prato l’impronta sua di sauro
perciò anche nella tua regressione si manifesta il tutto dei nostri verbi coniugati che furono alle mille possibilità
Generazioni e generazioni di primati t’hanno svuotato gli occhi ormai li rendono opachi come acqua da cui affiora il ricordo di quell’esperimento fallato quando quel tuo sguardo mi si diverge appunto e s’incista in ere lontane e consunte dai piani d’esistenza che a stento ricordiamo
come se quegli occhi riesumassero un Abele che uccide Caino e in un abbraccio cosìsìa
Traspaiono questi pensieri limacciosi incapaci di volare questi chetoni dell’animo che rimangono nel fango d’una mente piegata esacerbati e stanchi
S’apre e chiude quella mano immota tu fra altre persone parimenti immote e non si sa per chi ciò accada
solo il nulla ci resta trasparente ora e ci separa condizionando il tempo che trascorre indifferente a queste vite
Io sarò la tua voce ma tu non lo saprai
(tratta dalla raccolta inedita “Il mestiere e altri accidenti”) |
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