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Non indagare questo giorno rappreso fra le ciglia è un semplice fumetto di cataplasmi resi al chiaroluna Com’è lontano ciò che pare amore da qui – garbuglio di parole – dove l’azzurro è cricca di comete Non tu nemmeno noi sconfiggeremo l’alba dei lamenti e lo spettro di vertigini assolate mentre il respiro intorbida l’acquario Non tu nemmeno noi solleveremo franginoie e barriere al flusso che scompiglia ogni profilo È troppo tardi per scalare il mare per sventolare arpioni dalle cime di queste nebbie a picco sulla schiena
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Se senti Amore apertamente dillo con quella levità presa dal sonno e sia sussurro in punta di tremore se nella finitezza della sera s’imprime in gola e ne risente l’aria Senza mistero dillo con la naturalezza dell’albore e con la gioia dei primi frutti dillo alle luci cangianti delle giostre ai muretti in pietrame sui confini e alle foglie che cadono dai tigli
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In questa estate greve e analfabeta sei tu il mio moto a luogo l’abbraccio del dittongo la squillante assonanza d’una rima Sei il senso irrazionale del pi greco l’urto della secante e la sezione aurea del mio tempo
[ tre poesie inedite tratte dalla raccolta inedita D’amore e d’altri inciampi, Nicola Romano ] |
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