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al testo di cristina bizzarri
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Claude Monet - Mattina sulla Senna, nebbia - 1897
Per carità niente resurrezioni - un endecasillabo è più onesto, oggi che non so più dell’altro ieri. E sì ogni tanto butto giù una riga quando con l’acquerello non pasticcio. Non dico che non Dio o che comunque non altri più adeguati soprannomi per quel mistero grande che agli inglesi suona con “awe” e ai continentali fa dire altro in onomatopee che sembrano un lungo cinguettio.
Ma torna quell’Osiride smembrato nelle più cave buche della mente - così a Gesù viene tradito il passo tradotto come lento scivolare sulle acque - quando prestigiatore fa venir fuori un altro dalla tomba solo per poi più in là farlo morire. Silentium! mi direbbero gli antichi che bene sanno i piani di lettura - almeno tre, o sette, per andare giù in fondo o tanto in alto da toccare quel dolce Ayin che ancora non vediamo - o forse sì, qualcuno sa ma non può dire se è personale lo sperimentare e di ciò che non sai non puoi parlare.
Ma no per carità non ne parliamo - se nascere si accoppia col morire quando un amico muore è nel silenzio che le parole vanno ad abitare. Che altro sai o puoi sapere - taci, sperando molto oltre lo sperare - no, non quel misero credendo fatto di gesti ripetuti e rituali che pur essendo nobili non bastano se tu non senti fino in fondo quello che squarcia come un fulmine di luce la scorza del tuo tronco inaridita. Taci, sperando oltre lo sperare.
Ho le mie serie Netflix, se di sera mi prende struggimento e al mio caro dico la buonanotte lentamente - come una pena di sentirci vivi - sperando che domani dal caffè ci nasca nuovo aroma del presente - e i nostri andati prendano la mano a chi si era appena allontanato.
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