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al testo di Adielle
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La cantilena del mio ego scisso fa acqua da tutte le parti è pioggia che si spezza sul selciato è una stima secondaria degli errori commessi. Già la prima commissione scelse la percentuale a cui accordassi la sensazione del mio essere fatto male. Il riflesso, condizionato per eccesso dal resto circostante, ha fatto il resto così adesso il mio posto è questo, non posso scappare. Il me stesso, di conseguenza confezionato, è un mite pupazzo di fattura artigianale, buono per i campi di grano e le preghiere del vespro. Ha così paura di vivere che gli è difficile imparare e continua mediocre a chiamare canzone d'autore questa vita per versi. Se scrivere è una professione sono disoccupato da un pezzo ma questa vita perversa mi fornisce l'occasione di piangermi addosso. Ci vorrebbe un segno che ne so la pioggia nel bosco un posto sperduto nell'Universo virgole a regolare le variabili. Solo in sogno mi guardo attraverso e posso chiedermi perdono per essere fatto così male e trovo il coraggio di domandarti come stai. Hai ancora paura dei pipistrelli? Che facciano un nido nei tuoi capelli? La vita ti ha dato quello che ti aspettavi? Metti più talento o dedizione nella tua produzione professionale? E come sei brava! A me ci pensi mai? Così, di scatto, ti consiglierei il ritratto come luogo altro dove andare seppure è nel fitto del bosco che ancora ci incontriamo. Siamo spariti troppo presto o è solo un pretesto per la rima finale.
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