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Una giornata al mare delle famiglie
con genitori miei coetanei,
bambini che naturalmente
non stanno fermi.
Qualche cane. Belle cosce.
Una moglie giovane carezza l’anca
al marito villoso.
Io leggo Queneau.
*
Strade di un centro abitato
strette tra case piene di aperture,
linee che si insinuano
nelle familiarità degli altri.
Così mi apro allo sguardo del mondo,
in un labirinto pieno d’inganni,
e mi muovo tra un deviare
e un proseguire.
A filar la lana del lamento
si arriva ad avere coltri calde di tristezza.
*
LA MIA MAMMA BLU
La piccola che ho a casa
ha un naso delicato e occhi incantati
che guardano dentro le cose
che non vede bene.
Una bambina coi capelli arruffati, vulnerabile
come un giovane ramo di pesco
in un giorno di marzo
che si torce senza sostegno.
Più matura e più si fa esile,
bisognosa di appoggi,
dopo una vita di intemperie forti.
Disarma il suo disarmare
e comicamente mi attrezzo di spada e corazza
per spingerla a uscire e fare la lotta,
ma lei segue altri ritmi,
ha altri pensieri.
Sa certe cose.
Ama ciò che ha e ciò che non ha più,
fuori dal tempo,
come il mio ricordo di lei nello scialle blu,
una sera di ritorno a casa
con mio padre e i miei fratelli.
[ Tratte da: FRITTI (1999 – 2001) di Vincenzo Errico ]