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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 15/01/2018 12:00:00
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Voci di canto generale

di Marco Armando Ribani

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I

 

Veniva poi la neve

e noi con la pelle aperta delle mani

oscillavamo tra colpa e gioia

prima di portarla alla bocca

ed in quel freddo che ti schiantava i denti

c'era come un risarcimento naturale

di tutti i gelati mancanti dell'estate

 

Ma nelle case degli edili

di neve non si poteva essere contenti

perché era colpa sua se si chiudevano i cantieri

e per l'umore degli adulti era come un lampo

colmare la distanza di pensiero neve-uguale-fame

 

Allora ci andavamo di nascosto

noi bambini a ridere e rimpinzarci

di neve anche le tasche e le mutande

e con le code d'occhio maliziose godevano

degli sguardi invidiosi dietro i vetri

dei figli delle case senza fame.

 

 

II

 

Luna piena

 

La luna questa notte è un enorme occhio aperto

per vigilare sul passaggio degli umani.

La tenebra è un manto di cobalto che nasconde

la misera ricchezza delle cose.

La guarda un ragazzo che questa notte fugge.

Lascia la casa. Esce. Tracima. Con l'entusiasmo del torrente

lascia la casa

Calpesta. Sprofonda. Emerge.

Nel fianco instabile della montagna intrisa

Calpesta, Sprofonda. Emerge

Si ferma guarda il fluire di paesaggi e nubi di acque e fuochi

e poi all'improvviso li vede fuggire

nubi di acque e fuochi

laggiù nella valle un fluido denso e vivo di legno carne ed escrementi.

Sale l'odore di marcio del giorno.

Legno e carne ed escrementi

Salgono le voci di esseri viventi immersi in una fertilissima miseria.

Gomitoli di unico filo,

Immersi in una fertilissima miseria

Sale un odore acre di uomini sconfitti e taciturni.

Eppure il filo dell'esistenza ki fa sembrare perle

uomini sconfitti e taciturni

Il ragazzo sente la povertà del sogno che porta nelle tasche.

Sente che deve formulare una grande domanda

la povertà del sogno

Si ferma e con gli occhi innocenti rivolge una domanda muta alla luna

con gli occhi innocenti

Ma non accade nulla. Solo la luce inesorabile del giorno

comincia a cancellare la notte

Ma non accade nulla

Il ragazzo teme che la luna non gli indicherà alcunché

nel buio sprofondo della notte

nel buio sprofondo

allora vattene dice offeso alla luna, ma lei finalmente risponde

finalmente risponde

Aspetta aspetta figlio mio. ­ Dice la luna -

Prendi questa vita questa. Che è tua.

Prendi questa vita questa.

Cerca il luogo dove le madri nutrono i figli con il latte delle stelle

con il latte delle stelle

giunge il sole. Mettiti in cammino e canta. Che sia un canto

Che sia un canto

che chiama la terra che chiama la madre

che chiama noi fratelli che chiama il fuoco che chiamo il fiato

che chiama la terra la madre i fratelli il fuoco il fiato

 

Non sa che quel canto aprirà una larga e fertile ferita

nello splendore della miseria

Non sa

 

 

III

 

Chi chiama oltre la porta?

− La voce che rimane −

Viene per dirmi che è venuto il tempo

di entrare dentro le visioni

La voce chiama un'altra vita

per fare insieme la traversata della notte

Qualche dura stella già indora i cieli

e con i fili di un ragno assetato

lega tutti gli elementi del mondo

 

È il tempo che bussa alla mia porta?

 

Quanti anni possiedi?

mi chiede

 

Ho gli anni delle parole che sono state dette

e che ai soli si sono riscaldate

 

Ho gli anni dei vivi e dei morti che sono passati di qui

e sono in pace in solitudine sperduti

 

 

 

[ da Voci di canto generaleKammer Edizioni ]

 

 

 


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