NON ERO SOLO AD ESSERE SOLO
le domeniche sera guardavo sugli usci
tutte quelle angeline e antoniette
vestite di nero che piangevano a vanvera.
mi sentivo un treno che ferma in tutte le stazioni
avevo nutrito l’attesa pensando al futuro come
un grande noce davanti alla casa, e mi ero portato
un libro per cercarti, magari in un’isola segreta,
in una grotta oscura bagnata dal mare
era tutto così contrastato che il barbiere
zecchinetto, sobbalzando nell’orto dei nascenti
dove la parte cieca sanguinava sui miei fogli
quadrettati, smise di giocare
la vita mentale del testo era di così breve durata
che mia madre aveva un’altra – più velata – voce.
il moltiplicarsi delle strade
imponeva suoni stolti e sfacciati
[ dalla sezione “Fra lingua e voce” ]
INFINITO PIÙ INFINITO MENO
invece di una soluzione cercavano un colpevole.
sapevamo anche noi che la notte i ponti
restano in ascolto, ma questo non bastava.
la storia accelerava. i rivoltosi chiedevano
con urgenza una buona fornitura di cammelli
per farla breve non so se faccio bene a parlarne.
zolle sature di cielo azzurravano i sassi.
l’irrequietezza delle bestie
era l’ultimo dei pensieri. per farla breve
ci giocavamo tutto in un istante: così poco durava
il passaggio da un paese all’altro
verso sera la fontana cominciò a ragliare.
l’attacchino era circondato da curiosi,
l’aria sembrava più leggera. restava un mistero
cosa mettere insieme. una volta lo sapevo
[ dalla sezione “Liturgie del silenzio” (2017) ]
SABATO 6
sembra che nulla ci distolga
da peggiori momenti
quando i pensieri sfiniti del sesto giorno
vengono risvegliati dal candore di quelle
mani – bianca meraviglia
di una legge impromulgabile
nel silenzio dei luoghi
pietraia, lentisco, cenere – voce
fuori campo in un rude balbettio
di verzura – speculum indistinguibile
da una stagione all’altra
al buio ci gustiamo il sonno da svegli
ascoltando il vagito dei terreni arati
[ dalla sezione “Verso i sette anni anch’io volevo un cane” (2015) ]
[ da Poesie (2020-1997), Vittorino Curci, La Vita Felice ]
