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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 04/07/2011 12:00:00
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Tre inediti

di Paolo Polvani (Biografia/notizie)

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La violoncellista

 

 

La violoncellista estrae dal pozzo della notte

un alveare volante, le rotaie

della metropolitana, un tonfo,

un garrulo stuolo di cornacchie,

il vento che gonfia le lenzuola, il vento

che fa di marzo un maestro di nitidezze.

 

L'archetto si profuma di laghi.

 

La violoncellista ci abitua ad ogni sorta di miracolo marino

la testa gonfia di singhiozzi

percorre le incongruenze delle periferie

i sussulti dei treni inghiottiti dalla nebbia

i tornanti scoscesi dell'amore.

 

La violoncellista esibisce a volte un sorriso che non è di questo mondo

ricorda le beatitudini del bosco

siepi di rosmarino spalancate sulle palpebre.

 

Ma io voglio vedere le sue gambe voglio vedere

se l'alba le disegna una città di mare sulla fronte.

 

 

 

Le clarinettiste della banda

 

 

Alle clarinettiste della banda aprile

porge nuovi alfabeti sulle labbra e avvolge

la scansione degli anni al ceppo della primavera.

 

 

Le clarinettiste costeggiano le occorrenze

del vento, l'impellenza dell'amore

e l'idea stessa di una geologia del corpo,

le mani frammentarie e il farneticare

luminoso dei capelli, le promesse di una fertilità

terrena, la continuità delle gambe.

 

 

Le precede il fiume di una musica rotonda

che si sgrana in forma d' acini d'uva,

polpa d'anguria, si dissipa nel segreto dei chicchi

di una melagrana, si allarga nel respiro

di un'erba invaghita della luce.

 

 

 

Le margherite di Mozart

 

 

Le mani della pianista aderiscono

al perimetro della primavera.

 

Una matematica

successione di frasi disegna la bocca di Mozart.

 

Le dita schiudono un'adunata di margherite

dispiegano davanti a noi un tappeto di papaveri.

 

La pianista è agile e bruna, ha labbra

che inseguono la puntualità delle nuvole.

 

Il brivido del corpo sposa il suono

converte in paesaggio il flusso, la corrente.

Alberi dai profumi sonori

nascono dalle vene della notte.

 

La pianista stila un elenco completo d'inquietudini

chiama per nome le paure, un bosco

o una porta che sbatte.

Evidenzia un nudo bisogno di luce.

 

Fa di aprile un'arma che inaugura

campi di girasole.



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