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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 03/12/2018 12:00:00
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Percorsi di vetro

di Stefania Di Lino (Biografia/notizie)

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lui era

lui era per l’esplicazione del sé

lui era sé

ma era anche altro da sé

era lui l’oggetto

il soggetto e il predicato

lui era il

complemento oggetto

lui era il nadir

e lo zenit

lo yin e lo yang

lui era parziale

ma anche totale

lui negava affermando

e viceversa

lui era il suo sinonimo

ma anche il contrario

lui era molto solo ma

da solo si bastava

lui era suo padre

sua madre suo figlio

sua moglie e l’amante ma

non aveva famiglia

lui era la sua affermazione

lui era la sua negazione

lui(due punti): non era.

 

 

***

 

 

per tacere tace

e mi sta stretta

questa bestia d’amore

aggrappata al petto

 

per tacere tace

ma non sta ferma

scalcia vibra soffia rutta

l’indemoniata e si dibatte

come coda di lucertola mozzata

 

si chiami un esorcista di talento

che sappia ove mettere le mani

che sappia parole che nessuno dice

che abbia chiavi giuste per entrare

 

conosco la bestia che mi porto dentro

e conosco a menadito il suo tormento

 

 

***

 

 

cammino di sera e

come un geco striscio

sui muri caldi

intrisi di urina

in un’estate che si ripete

impietosa e uguale.

si leva appena

un accenno di vento

scappato da dove

in fuga per sbaglio

tra l’asfalto e l’angolo acuto

troppo acuto

mi fa male

troppo acuto

l’angolo di quel palazzo

insieme è il sentore

di un’altra stagione

annunciata che pure

arriverà dovrà

arrivare senza rimando

senza rinvio o sbando

non posso chiedere:

 sospendi un attimo stagione

ché io sono fuori per ogni dove

aspetta almeno il mio rientro –

 

male stagioni si sa

non obbediscono mai.

 

 

***

 

  

fosse tutto così piano e lineare

- tu mi ami, vedi? e t’amo anch’io-

ma perché ogni volta allora

s’ingarbuglia la trama del cuore?

perché ogni volta quest’ordito

filato di pioggia e furore?

 

 

*** 

 

 

le donne scrivono in

posizioni scomode

storte in bilico di lato

spinte in metropolitana

guardandosi intorno

con una faccia strana

sempre in agguato

e senza un corrimano

a cui poggiarsi

almeno con una mano

 

le donne scrivono

in posizioni scomode

penna pronta in mano

rovistando nel peso

di un fardello

con una spina nel fianco

e tra i denti un coltello

 

 

 

[ da Percorsi di vetro, Stefania Di Lino, deComporre Edizioni ]

 

 


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