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un dolore inamovibile trapelava dai loro silenzi
avevano combattuto l’irrimediabile
perfino contro la loro volontà
in continuo attrito commossi
si agitavano allo sguardo del male
cupi sui volti imploravano.
non si scherza sul dolore
il silenzio si propagava nei fiumi sotterranei
irrequieti i loro corpi preziosi sfocati
mordevano il tormento della paura.
isolati dal resto del mondo
nella stanza vuota le finestre senza tende
anarchici sognatori parlavano di politica
delle menzogne falsificazioni violenze
del fanatismo religioso
raccontavano le dinamiche dell’amore
il fastidio il sospetto la fiducia
l’indifferenza la nostalgia e il tradimento
dell’umano tempo.
non potete continuare a rintanarvi qua dentro
la membrana della speranza partoriva
confusa sogni di libertà nella camera
dei lugubri meschini traditori
sdraiati nei letti di uno squallido albergo
piena di emozione sussurrava capsule di messaggi
rivolti al futuro aperto non più ingabbiato.
ascoltavano le loro voci nel silenzio
timidissimi esausti supini
di giorno deglutivano le favole
di notte respiravano odori di messaggi.
erano fuggiti sporchi di terra per difendere
la ragion d’essere dalle minacce di morte
dai fantasmi dei giganti dell’economia
dalle illusioni dell’età dell’oro
dai custodi del crimine pensiero
dal secolo dello sterminio
per vivere con gli occhi aperti l’uomo nuovo.
ci sarà un giorno dove tutto
ci sembrerà possibile
non si scherza sull’altrui dolore
16.
un pesce uscito dal mare racconta
il racconto delle ceneri del mondo
si interessa di storia di scienze
il pesce di arte dell’esistenza
esposto all’azoto all’ossigeno
di ogni progresso tecnico il
si costruisce la tana dell’esperienza per esistere
disteso su antichi edifici commenta
Vissero i fiori e l’erbe, vissero i boschi un dì
nella terra abitata dalla civiltà tecnologica
l’inutile espande l’idea dell’inutile
schifezze incancrenite deterse
abbassano il volume del cantico dei cantici
sparita l’aurora nella melma nera
camuffano un inferno di paradiso
polveri sottili svolazzano nel vento
l’iPhone ormai di casa
si perde nella mente e nel corpo
il liquido del virtuale diventa naturale
genera gioco spettacolo illusioni ammalia
l’intelligenza artificiale degli umani
diverte conforta emoziona
migra oltre la nuova frontiera
Vissero i fiori e l’erbe, vissero i boschi un dì
l’epoca del perverso gioco del condivisibile
dilaga nel circuito radioattivo del nostro cervello
colonizza programma addomestica
elettrizza la civiltà dei marziani
un mondo senza prima e senza dopo
ci sei dentro ci siamo dentro
meraviglioso interagire con gli altri
ha un peso occupa lo spazio è un non luogo
la nuova favola testimonia un mondo
a trazione diretta viaggia
nell’individuo nel suo andare
Vissero i fiori e l’erbe, vissero i boschi un dì
i mitomani del business bruciano il tutto
inesorabili occupano lo spazio dell’essere
generano caos disperdono energie
sacralizzano l’orrore il potere il mentire
vendersi al potere di turno
spalanchiamo le finestre cambiamo l’aria
Vissero i fiori e l’erbe, vissero i boschi un dì
la perversa giornata tossica corrode lo spirito
in festa il suono delle trombe la rivolta
aborro le sbrindellate vesti nere
l’imprevedibile maschera di ferro esplode
grido noi con tutto il fiato
dalla terra spuntano fiori nuovi erbe nuove
fantastico mondi con più luce
rimbalzano pezzi di vita nei sogni
raccolgo la memoria delle foglie morte in autunno
guardo ascolto tocco per la ragione
cantami l’amore Mariù
[ da Mutomutas, Oronzo Liuzzi, Musicaos Editore ]
