Fiori
Corimbi rosa –chi l’avrebbe detto? –
su quello scarabocchio di forse verde
scaturito in uncanto abbandonato
dalla sete inestinguibile
del cortile sterrato.
*
Ustiona i sassi ilsole
infuria sulla polvere compatta
e i giochi incenerisce
sul mucchio della sabbia.
*
Sono fuggite anche le vespe – tutte -
e le cicale sono scoppiate a crepitare
nel giallo lontano delle stoppie.
Rimasti i tumuli mortuari
delle piccole vittime
dei nostri giochi acerrimi
concepiti sul filo del sortilegio meridiano.
*
Croci di stecchi e filo
- minuscole -
ancestrale nostra iniziazione
allo scempio e al sacro -
chiamano all’assalto le formiche
che esumano le salme
e in lunghe processioni
procedono a una nuova inumazione.
*
Com’è uguale il tempo
tra i muri d’arenaria
che il sole scheggia
a colpi inverosimili di raggi
e che la magra pioggia ha dilavato
senza darlo a divedere
rapita dal vento smemorato
o
perduta nella memoria breve
delle fosse!
*
E l’una infanga
e mai sembra lavare
i calli dei talloni
allegramente danzanti nella guazza -
e bagnare mai di vesti nuove
muri cortili e corpi-
secondo le stagioni.
*
E l’altro mai non si risparmia,
ruvidamente generoso.
Dalle brevi notti balza
nei giorni sconfinati
a ubriacare di troppa luce gli occhi
d’insospettati e acri desideri le narici
e dell’intero corpo - inconsapevoli –
tutte le papille.
24/11/2011
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