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Poetica del Silenzio in Mario Brunello

Argomento: Libri

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 02/09/2014 14:11:34

“Poetica del Silenzio in Mario Brunello” - un commento al libro “Silenzio” Il Mulino 2014.

 

“Diversamente, il deserto si rivelava di una vastità dilatata a dismisura, comparabile soltanto a una lenta genesi dove la materia si presentava nuda davanti all’invisibile. All’occorrenza si determinò in me una vaga sensazione di prosieguo, come se sfuggito alla materia corporea, stessi sul punto di approdare nella pura essenza dello spirito, quasi che la mia immagine, riflessa per effetto di un possibile miraggio, si fosse trasformata nella stessa composizione del deserto, sabbia nella sabbia. Per poi riemergere nella consapevolezza di quel silenzio infinito che portava alla solitudine estrema, a occupare ogni spazio dentro e intorno a me, scaraventandomi nell’intimo timore del nulla. O forse del vuoto che precede l’assoluto, in quel vago sentore d’eternità che trascende la forma oggettiva della vita.” (“Miti di Sabbia” G. Mancinelli – ilmiolibro.it)

L’utilizzo di una ‘personalissima’ sensazione catturata nell’attraversare il deserto del Sahara, facilita qui l’introduzione di questo piccolo-grande libro intitolato “Silenzio” fresco di stampa che, a mio parere, avrebbe meritato un’edizione ben più accurata ed esclusiva, come dire ‘di pregio’, al pari di un ex-libris da collezione. Ma come ben sappiamo i libri che trattano di musica e di poesia rientrano, chissà perché, in quella fascia di pubblicazioni di seconda categoria, messi colà dagli stessi editori che li pubblicano. Questa volta a rendere scadente il prodotto ‘libro’, come se non bastasse la caduta d’interesse che lo colpisce, ci ha pensato il Mulino con la collana ‘Parole Controtempo’, riducendone il formato, rendendo anonima la copertina come per un tascabile da leggere e buttare via, tuttavia senza aver ridotto il prezzo di acquisto. Il perché non avrà risposta se non quella che ormai sentiamo ripetere come un ritornello: 'colpa della crisi!. Ma crisi di chi, forse dei librai? Dei Lettori? O di certi Editori che non investono e non capiscono che scadere di qualità sminuisce il prodotto, per cui i librai si trovano in difficoltà ad esporre una tale merce che i lettori (molto) probabilmente neppure vedranno e che  sicuramente non acquisteranno.

Ciò detto “Silenzio” di Mario Brunello rimane un ‘gioiello’ di libro per i suoi contenuti ‘altisonanti’, passatemi l’aggettivo, poiché si tratta di un libro sulla musica o meglio, sulla poesia della musica che s’annida negli spazi che dividono le parole, di riga in riga, a formare un unico pentagramma ricco di notazioni d’autore. Ancor più, a dare forma a un unico spartito sinfonico, dove incontriamo Bach, Beethoven, Mozart, Schubert, Schoenberg, Hindemit, Cage, Kancheli attraversdo un excursus che dal passato (relativo) giunge fino alla musica contemporanea (relativa all’oggi che sarà il nostro domani). Straordinarie sono anche le acute osservazioni/variazioni sul tema che conducono la ‘musica’ al verticalismo poetico della montagna nella citazione a Rigoni Stern. Nonché l'altra riferita ad Albert Einstein: “La più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero, sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza” e che, per quanto la scienza dichiari il contrario, richiama alla religiosa osservanza del creato, a quel mistero che ha un solo nome ‘Dio’.

Così come Stern si rivela assertore di una certa verticalità della montagna, allo stesso modo Brunello evidenzia l’orizzontalità del deserto che egli dice “abbraccia confini amplissimi” e la cui musica considera “speranza di incontro con l’altro”, afflato, abbraccio “solitudine in un silenzio condiviso”, perché in musica (che chiede d’essere ascoltata), come in poesia (che vuole essere declamata), non serve urlare perché "chi vuol sentire" l’ascolterà lo stesso in cima a un batticuore. Così come accade per i due Francesco, uno per 'la predica agli uccelli'; l'altro per l’invito ad ascoltare gli altri. Ma se “L’orizzontalità del deserto richiama di più il verbo ‘attraversare’, come dire, in quel tempo reale che si sintonizza al ritmo lento e silenzioso (..) reso visibile dall’alternanza del buio e della luce. E ciò che luce e ombra sono per l’universo, il silenzio e la parola sono per l’uomo”.

«Da musicista - scrive Brunello violoncellista - ho scoperto il silenzio in un momento ben preciso della mia vita, quando (..) con la complicità del silenzio trovai spazi e modi diversi di attaccare e concludere il discorso musicale. E le pause, le pause che avevo inteso come semplici momenti per riprendere fiato, divennero in quel silenzio i punti cardine dai quali partire con le nuove idee. (..) Scoprii il potere del silenzio..» Riprendo dalle note che lo riguardano che: “anche per un musicista l’assenza di suoni può rappresentare ispirazione e vera e propria musica per le orecchie. (..) Al violoncellista ovviamente non interessa un silenzio qualunque, ma quello in cui la musica si forma, prende vita e diventa arte.

Mario Brunello racconta così come nascono le sue note: all’interno di una specie di luogo in cui non ci sono, in cui, per l’appunto domina il silenzio che permette però all’artista di entrare, di essere segnato. E così nasce la musica. Il suono si sistema in quel silenzio. Ecco allora la ricerca di luoghi dove il silenzio è d’oro, dove esso prospera e viene rispettato, come una montagna o un deserto. Persino però in un mercato caotico pieno di colori, di parole e di forme, il musicista trova il suo silenzio e lo trasforma in qualcosa di portentoso: «È un silenzio che sta anche intorno ai suoni, un silenzio che è ‘liquido amniotico’, dà vita e ne fa riconoscere e individuare il (suo) senso profondo.»

Non posso qui trascurare l’altro accostamento che l’intuitivo Brunello fa con i ‘luoghi’ della sua ricerca musicale: «Se il luogo è puro spazio, il silenzio si fa ascoltare, ci accompagna e non ci lascia soli.» E che dire dell’architettura che si inserisce in certi luoghi? L’esempio colto di Brunello prende come riferimento i ‘luoghi’ ricreati di Mario Scarpa. Credo (modestamente parlando dell’argomento) che a tutt’oggi non c’è architetto che abbia compreso il suono e la poesia che attraversa (cioè s’innesta senza corrompere) certi ‘luoghi’ come in Scarpa. Non c’è creazione in architettura che possa stare al pari per ‘immersione nel silenzio’ alle solitudini poetiche di Mario Scarpa nel re-interpretare quell’ “infinito” leopardiano che solo ci riempie d’immenso: «La natura – scrive ancora l’autore – insegna a ‘sentire’ il suo e il nostro silenzio (interiore), ma insegna anche ad ascoltare la musica degli uomini e ad arricchirla con il suo silenzio.»

Allora ecco che la mia citazione iniziale accolta in questo scritto (e spero con tutti voi che mi leggete e con l’autore del libro) ben rende il sentimento di quanto molti altri scrittori hanno precedentemente fatto, cioè dare una propria definizione del silenzio. È quanto anche l’autore si accinge a fare in chiusura del libro, citando Musil, Dante, Calvino, Rigoni Stern, Piano,Okakura, Ryonen, Szymborska che in “Le tre parole più strane” poeticamente parlando si lascia dire: «Quando pronuncio la parola Silenzio, lo distruggo.» Del resto ogni nostra aspettativa è immersa nel ‘silenzio’, vedi l’attesa, la spiritualità, l’intimità della preghiera, l’incredulità o la fede, l’afflato dell’arte, la riflessione filosofica, l’ozio dei sensi ecc. Nulla di più vero se lasciando la parola a Saint-Euxpery apprendiamo che: «Lo spazio dello spirito, là dove esso può aprire le sue ali, è il silenzio.»

Al dunque, dobbiamo solo re-imparare a porgere orecchio all'ascolto, ad ascoltare immersi nei rumori di fondo: «Un rumore, quando è isolato nel silenzio, è un evento che in genere crea interesse e sveglia la curiosità» - scrive Brunello, aggiungendo «Ogni rumore ha la sua ragione di esistere e molte volte, attraverso il rumore, anche le cose si esprimono.» Potremmo non essere d’accordo ma è così che accade, e non possiamo esimerci dal considerare che allora anche la musica potrebbe essere rumore mentre, come il grande Shakespeare insegna: “tutto il resto è silenzio”.

 

Mario Brunello, è un violoncellista tra i più apprezzati al mondo e direttore dell’Orchestra d’Archi Italiana, è un’artista alla ricerca di ispirazione e di una sorta di meditazione, come dimostrano le sue sperimentazioni di concerti in luoghi non normalmente nati per queste attività come una cima dolomitica o un monastero, o il Sahara. Infatti, al di là delle sale da concerto e dei festival internazionali, egli ama portare la musica fuori dai circuiti tradizionali, sperimentando luoghi e forme inusuali di comunicazione. Ma è proprio qui che nasce e si forma la sua unicità che racconta in “Silenzio” ciò che davvero significhi questa magica parola, che con la sua presenza si è fatta ‘luogo’ per così dire, dimensione di vita.

 

Pubblicazioni: “Fuori con la musica” – Rizzoli 2011.

 

Discografia: “Violoncello and” – EGEA 2009; “Odusia” – EGEA 2008; Bach - “Concerti Brandenburghesi 1-6” direttore Claudio Abbado - 2008; Bach - “Sei suites per violoncello solo” - EGEA. Ed altre incisioni, moltissimi altre, dedicate ad autori come Vivaldi, Beethoven, Sollima, Villalobos, Jobim, Brahms, Chopin, Samti, Dvorak con Antonio Pappano.


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