Pubblicato il 04/09/2012 10:47:28
Caro Andrea, lucidamente vera la tua disamina della situazione (nella tua poesia "Marikana"). Certo non si può più, ormai, vivere, senza tenere gli occhi aperti sulla realtà, su come e quanto siamo "pedine" di un ingranaggio immenso, violento e feroce, una macina dentro la quale i più forti (economicamente e quindi politicamente, socialmente,e, anche, in certi casi, culturalmente)tengono schiacciata e compressa ai loro fini tutta la società fin negli anfratti più nascosti, a beneficio di pochi - loro stessi. Bisogna prendere atto di tutto questo e agire di conseguenza, cioè criticamente e lucidamente. Io sono tra i colpevoli, perché più di tanto non mi informo, per le ragioni che ti ho detto nell'altro commento. Provo un senso di schifo e impotenza di fronte a questo ormai immenso magma millenario che, trasformandosi e assumendo ogni volta nuove forme e travestimenti nello svolgersi del tempo, mi travolge. E anch'io ne faccio parte. Sarei quindi disonesta se ti dicessi che più di tanto mi interesso, o faccio. Parlo, scrivo, faccio il mio lavoro: insegno la mia materia ai ragazzi cercando di comportarmi correttamente e, quando posso, parlo anche di altro, cioè di loro, del mondo, di quello che ci circonda dicendo il mio parere. La lezione di Emanuele Severino è quella per me più valida, il suo indicare un possibile percorso nel/del Destino è secondo me, tra i possibili percorsi, uno dei più validi che conosco. Perché ti dico tutto questo? Perché anche tu, secondo me, fai parte di questo meccanismo di violenza quando dici agli altri (per una buona ragione, certo, ma le buone ragioni spesso prendono altre strade ...) quello che dovrebbero (o non dovrebbero)fare, e lo dici con forza, con un intento moraleggiante. Non lo condivido Andrea, se mi permetti di dirtelo. Provo a spiegare perché (il mio perché!). Il desiderio, il tendere consapevolmente verso l'espressione poetica appartiene a molti, e non è solo dei geni o dei grandi. Zoommando su questo sito, si vede come tutte le parole, i segni che qui apponiamo siano qualcosa che sta avvenendo e, anche se magari non sempre ce ne accorgiamo, ci rivelano e ci svelano gli uni agli altri. E' un meccanismo delicatissimo, infatti ogni tanto si spezza, si stravolge, assume nuove colorazioni, anche forti e ,sì, violente, ma di una violenza verbale che mette e si mette in discussione: perciò necessaria e valida letterariamente e filosoficamente. E' l'"essere" che "è" La Recherche che compie un percorso. E' un errare. Il tuo riferimento a meccanismi erotici di gratificazione e/o autogratificazione (masturbatoria) è esatto: come potrebbe non esserlo, infatti,dato che proviamo emozioni e non siamo immuni da sensazioni? Accanto a questo, la ricerca, la curiosità, il mettersi in gioco in un contesto dove la letture e la scrittura non finiscono qui, ma proseguono con le loro suggestioni anche durante la nostra giornata, infondendoci un sentimento di amicizia che la trascorre insieme al nostro vivere, e invitandoci inoltre a una maggiore consapevolezza di noi stessi, dei limiti stessi che ci appartengono nel nostro continuo desiderare altro, nel proiettarci altrove come esseri viventi. Il tuo scritto appartiene a questo percorso caro Andrea, ma non deve limitarlo de-finendo quello che non può essere definito - essendo qualcosa che appartiene all'umano e nell'errare umano trovando la sua ragione. Un caro saluto.
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