Le trentatré versioni di un’ape di mezzanotte
Davide Rocco Colacrai
(Progetto Cultura, novembre 2015)
Recensione a cura di Annamaria Pecoraro
Le api sono costanti operatrici e producono nettare vitale per il sostentamento delle stesse e della Regina procreatrice. Dietro una goccia di miele si nasconde un mondo proteso allo sviluppo economico ed ambientale e non solo. Uno sciame all’opera e selezionato in ogni campo con criterio di essere utili e messaggere. Una metafora che Colacrai immedesima, divenendo con la penna il produttore di parole, immagini, sentimenti e senza paura di giudizio, porta avanti la sua battaglia inneggiando o indicando, senza mettersi sul piedistallo, le imperfezioni dell’essere umano.
"Vivo in uno spazio neutro, di connubio tra brivido e cenere, al chiaroscuro di un lume dove la mia clessidra, in appoggio all’eterno, ha smesso di cigolare ed è ammutolita."
La simbologia entra in scena con il numero 33, riportato nel titolo dell’opera o in una lirica, dove si raccoglie ed evidenzia la fragilità e la forza. Una colonna vertebrale umana normale ha 33 vertebre. Trentatré è la parola che il medico chiede di pronunciare in maniera ben scandita al paziente per valutare il fremito vocale tattile, ovvero la trasmissione della vibrazione delle corde vocali alla parete toracica. Nella teoria dei bioritmi di Swoboda e Fliess, il ciclo Intellettuale dura 33 giorni e influenza la logica, il ragionamento, la perspicacia, la vivacità mentale, Il 33 è il più alto grado del Rito scozzese antico ed accettato della Massoneria. Nella Religione secondo i Vangeli sono gli anni che visse Gesù Cristo. Il re Davide ha regnato a Gerusalemme per 33 anni. Il pontificato di Papa Giovanni Paolo I è durato 33 giorni. È il numero delle volte in cui è menzionato il nome di Dio nella Genesi. È l'età dei morti in paradiso secondo l'Islam. È l'età di Giuseppe quando sposò la Vergine Maria. La lingua italiana ha 33 suoni.
Il Poeta amante osservatore del tutto, si diverte a “giocare” con i sogni, senza dimenticare di descrivere una realtà spesso non molto paradisiaca. Si trasforma continuamente, generando un ammasso "nel petto a formare una croce di pietra, pesante come tutto l’amore del mondo, a ricordarmi che, dietro il nuovo confine del mio inverno..."
Veste i panni dell’uomo malato di AIDS, di quello in carcere, della donna sfruttata, della bambina sognante, del politico credente, figlio o padre. Davide scruta dentro, imbevendo la penna nelle scanalature più profonde, disegnando cartine, e giri spesso dolorosi, che diventano contenitori dell’anima e delle lacrime.
"Ho collezionato ogni mio capriccio nelle tasche/ lievi come tutto me stesso/ come una vita intera/ e il buio."
Ed ecco che nascere ape, o a mezzanotte allora non è casuale, ma scritto nel destino di chi ha qualcosa da dire, da fare e segue a braccetto il corso del tempo, consapevole di tutti i suoi pro e contro, descrivendo i capitoli della vita e chiamandoli per nome, senza dimenticare nulla o lasciare incompiuto.
Il coraggio dell’ape incarna così quello del Poeta, che fino all’ultimo istante porta avanti il suo compito, per donare la sua eredità, anche se questo comporta una sorte non sempre felice, ma necessaria al compimento della verità.
"I miei occhi sono farfalle indaco nella notte/ che spalanca le sue vesti per accoglierle/ e si offre nuda, a punta di piedi, con le trecce sciolte, a me/ che so esaudirla."
Già perché nel nostro DNA è scritto quello che siamo e sta a noi abbracciare la natura, costruendo canti, ponti, memorie che seminano e compongono l’esatta cronologia dell’amore.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Davide Rocco Colacrai 2, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.