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Dal best seller al cinema: Inferno il film

Argomento: Cinema

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 23/10/2016 17:38:51

‘INFERNO’ … un film di Ron Hubbard tratto dal best-seller di Dan Brown.

«La mente umana possiede dei meccanismi primitivi di autodifesa che negano tutte le realtà che causano al cervello uno stress eccessivo da sopportare. Si chiama ‘negazione’.»
«Ho sentito parlare di negazione, ma non credo che esista.» - disse a mo’ di battuta langdon.
«Non impossibile, prof. Langdon, solo inconcepibile.»
«Dio è tutto, l’uomo è nulla» - Lutero aveva pronunciato quelle parole nel sedicesimo secolo, ma il concetto doveva essere stato presente nell’intendimento dei costruttori (di cattedrali) fin dagli esordi dell’architettura religiosa.

La nuova indagine del prof Robert Langdon, studioso di simbologia, prende spunto da certe frasi del romanzo per addentrarsi nelle oscure pieghe del poema dantesco, presente in ogni sequenza del film con citazioni talvolta da brivido che aprono spiragli di fuoco sull’immaginazione collettiva di quell’Inferno che sappiamo essere sotto i nostri piedi di comuni mortali. Un romanzo-thriller ben architettato dal suo autore Dan Brown che Ron Hubbard ha visualizzato in sequenze flashback di altissimo grado emotivo, in cui la ricostruzione scenografica di Peter Wenham e la straordinaria fotografia di Salvatore Totino hanno in parte lasciato scorgere nella trasposizione cinematografica, di quanto non poteva essere detto.
Trovo normale che trattandosi del terzo capitolo di una ‘trilogia’ filmica, iniziata esattamente dieci anni fa tra l’autore Dan Brown e il regista Ron Howard entrambi statunitensi, e con Tom Hanks nel ruolo principale del professor Robert Langdon.
ci si aspettasse di più in termini di dinamica filmica: scorrevolezza d’immagini, riprese azzardate della standcam, forzatura adrenalinica ecc.; che si arrivasse insomma a quell’ecatombe conclusiva e straordinaria tipica di ogni ‘sequel’ che si rispetti. Ma è qui l’errore, difatti non si tratta di un vero e proprio ‘sequel’, in quanto è solo una nuova avventura del prof Langdon chiamato a condividere e risolvere un enigma antico quanto il mondo sulla contrapposizione del bene al male. Per quanto chi ha letto il romanzo, ben sapeva che nel film non avrebbe trovato nulla o quasi di tutto ciò, perché non presente nella sua trama, costruita da Dan Brown in chiave thriller-filosofico sulla base letteraria della ‘Commedia’ dantesca.

Sinossi:
Dopo il risveglio in una stanza d'ospedale a Firenze, ferito alla testa e senza alcun ricordo di quanto gli è accaduto negli ultimi giorni, Robert Langdon studioso di simbologia esoterica si trova improvvisamente ad essere il bersaglio di una caccia all'uomo dalla quale proverà a fuggire. L’aiuto della dott.sa Sienna Brooks che fingendo di aiutarlo se ne serve per risolvere l'enigma più intricato che sia mai stato affrontato, gli permetterà di sopravvivere ad accadimenti eccezionali da risolvere, ma la soluzione che egli troverà è assai drastica e dovrà impegnarsi per impedirne l'attuazione rincorrendo un genio della genetica e fanatico di Dante, lo scienziato Bertrand Zobrist, (del quale la dott.sa Brooks è fatalmente innamorata e che infine tradirà Langdon) che ha deciso di salvare l'umanità dalla sua altrimenti inevitabile dissoluzione diffondendo nell’acqua un virus che altera il codice genetico delle persone e quindi capace di distruggere metà della popolazione umana.

Non nuova a quanto pare, qualcuno potrebbe vedervi la solita trama di tanti altri romanzi e films già visti, non in ultimo quel ‘Il codice Da Vinci’ e il successivo ‘Angeli e Demoni’ dello stesso Dan Brown. Eppure – scrive Giancarlo Zappoli su Mymovies.it che ringrazio per la cortese collaborazione… «Chi ha letto il libro (e sono stati tanti se si considera che solo venti giorni dopo l'uscita si erano già raggiunti i nove milioni di copie vendute nel mondo) si è chiesto come avrebbero fatto Howard e lo sceneggiatore David Koepp a trasformare in un film di due ore una storia che aveva due caratteristiche di difficile trasposizione. Perché il romanzo, facendo costante riferimento all'Inferno di Dante Alighieri, ha una forte base legata alla letteratura, cioè alla parola scritta e inoltre, in modo costante, offre ai lettori di tutto il mondo approfondite spiegazioni di luoghi ed opere d'arte che si trovano a Firenze, Venezia ed Istanbul rischiando a tratti di assomigliare a una guida Lonely Planet. (..) Si può dire che l'impresa sia andata a buon fine – continua l’autore dell’articolo – anche se, come accade spesso nel passaggio dalla pagina allo schermo, i lettori troveranno numerosi e, almeno in un caso, sostanziali mutamenti.»

«Qui si innesca una dinamica che differenzia il film dai precedenti. Se prima la detection si fondeva con l'azione, qui la dinamica è quella della fuga costante da pericoli incombenti cercando di impedire un evento catastrofico. Tom Hanks (molto appesantito) ha nello sguardo e nelle espressioni del volto (sempre uguale a se stessa) un fondo di paura misto alla volontà di farcela. Quindi chi meglio di lui poteva fuggire correndo o cercare temporanei rifugi in una Firenze che con il suo splendore diviene coprotagonista a tutti gli effetti della narrazione. Tutto ciò mentre allucinazioni e sprazzi di memoria disturbanti lo perseguitano e una immagine misteriosa di donna lo accompagna. (..) Se la storia di un amore che torna dal passato rischia di attenuare la tensione, resta però ripetuta con forza la questione di base che non è di carattere solo finzionale. (..) Questa volta però ci sono risparmiati anatemi e vade retro considerato che il tema non è più il rapporto con la fede cattolica e con coloro che la professano e diffondono ma si apre a prospettive di indubbia e pregnante attualità. Quindi ben vengano film come questo che hanno lo scopo di intrattenere mentre ci ricordano che il confine tra finzione e realtà è talvolta decisamente sottile e che, come recita la frase che apre il romanzo: ‘i luoghi più caldi dell'inferno sono riservati a coloro che in tempi di grande crisi morale si mantengono neutrali’. Un'affermazione a doppio taglio ma che non può non far pensare allorché a un anno di distanza dall'uscita del libro, non lo Zobrist inventato da Brown ma il fondatore del Front Nationale francese Jean-Marie Le Pen dichiarava che il virus Ebola avrebbe potuto risolvere in tre mesi il problema dell'immigrazione dall'Africa.»

Come è già capitato di esprimermi in tal senso Dan Brown non è Ian Fleming autore del serial 007, tantomeno il prof Robert Langdon è l’Agente Segreto James Bond, come pure Ron Howard non è Alfred Hichkock. Del resto come Dan Brown avrebbe potuto negare l’esistenza di Dio in quanto creatore, e mettere tutto in mano al Diavolo distruttore. L’argomentazione è tutt’ora in piedi e filosofi e scienziati sono ancora oggi alla ricerca dell’esistenza di Dio e di quella del Diavolo, come contrapposti di una dualità in cui si arrabbatta il mondo. È così che al prof Langdon non rimane che soggiacere agli eventi, nel bene e nel male, creati dal suo autore; e a noi di visionare un film che forse, poteva essere più accattivante, o solo più addentro a quell’Inferno di cui Dante e moltissimi pittori del passato ci hanno lasciato grandiosa memoria.

Scheda di produzione:
Paese USA, Italia;
Anno2016;
Durata121';
Genere thriller, giallo;
Regia Ron Howard;
Soggetto Dan Brown (dal romanzo Inferno);
Sceneggiatura David Koepp;
Produttore Ron Howard, Brian Grazer;
Fotografia Salvatore Totino;
Scenografia Peter Wenham;
Musiche Hans Zimmer;
Casa di produzione Imagine Entertainment, Columbia Pictures, LStar Capital; Distribuzione (Italia) Warner Bros. Pictures


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