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La Regina dell’Emisfero Noia

di Valentina Grazia Harè
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Pubblicato il 13/09/2013 18:02:25

Un materasso di piume d'oca attutiva gli urti delle amiche della Corte Debordante: ad ogni istante i confini che le disegnavano vacillavano nel loro proposito di contenerle. Così le loro pance degradavano verso sud, non prima di avere invaso il campo lì intorno.
My Dear era il pittore di corte, ma aveva dimenticato cos'era un disegno poiché disegnava e poi cancellava i contorni... e quindi poi non sapeva cosa colorare.
"My Dear", disse una matrona pannosa fra le altre che non erano meno nella gara al punteggio più elevato di diabete... continuava a dire, prendendo fiato a ogni parola: la stancava la vita attiva: "my dear, cosa... ci disegni... oggi?"
L'uomo aveva lo sguardo avventuroso e per questo le donne lo avevano scelto: era un antidoto di successo contro la noia. Si guardò intorno tra i nobili focoselli desideri delle dame: loro mischiavano il corpo con l'arte per due motivi: il primo, tristemente imperioso, era la noia; il secondo: per arrivare alla fine della loro vita e non morire senza un ritratto immortale e allo stesso grado languido. Come potevano pensare di andarsene da questa vita senza avere rapito il cuore del loro pittore: almeno avrebbero vissuto con questo qui, se non con il loro..
Che bellezza vivere per sempre fra i colori dipinti per mano del latore di un cuore sublimato!
I quadri erano sempre ciò che seguiva al saporito fuocherello d'amore e ciò che precedeva il vapore nei vetri della stanza. Ma allora non sarebbe stato uguale farsi una doccia?

Il My Dear non rispose subito, ma mormorò un: "uhm..." e tutte capirono che stava cercando un soggetto e molte di loro dissero: "i.. i...", non riuscendo a completare la parola “io”, e lui capi che doveva dipingere “i soggetti...”
Così prima di finire il quadro si addormentarono tutte, ma a esser sinceri il quadro non fu mai finito poiché i contorni venivano sempre male dato che erano in libera fluttuazione aerea.
Al risveglio nessuna si preoccupò di andare a vedere il dipinto e non perché non fossero interessate, ma perché nessuna riusciva ad alzarsi dal suo placido posticino con cerchi di grasso, come sassi in un lago che rifletteva la pecorella smarrita che era la loro volontà.
E al pittore davano noia gli apprezzamenti, così non mostrò il dipinto o quello che era l'abbozzo di un dipinto o meglio l'idea dell'abbozzo del dipinto, anzi per l'estrema esattezza: la sensazione dell'idea dell'abbozzo del dipinto.

Ma presto sarebbe tornata la Regina dell'Emisfero Noia. In quella stanza tutta spiumacciata di piume d'oca e fervori sonnolenti, di braccia stiracchianti a metà in modo da non arrecare troppo sforzo, di sbadigli pensati...
La Regina che era stanchissima dell'ultimo viaggio (ogni tanto doveva viaggiare per diplomazia ma avrebbe preferito che essa fosse come una lavatrice che ripulisse i capi nel rapporto fra loro, nell’essere a contatto e che la coscienza fosse di nuovo bianca senza che lei facesse questo viaggio in lavatrice... ah no.. in aereo...)

Durante il suo viaggio aveva dormito tutto il tempo ai congressi, e poi si era giustificata dicendo che quel viaggio e quella gente era stata un sogno per lei.
E tutti ne furono lusingati e non osarono replicare.
Ma per tutto il tempo della sua assenza aveva sognato anche il suo matrimonio col pittore My Dear... e ora lei che era stata sempre così pigra, non aveva mai fatto ginnastica né semplici passeggiate.. ora doveva fare il grande passo! "Ma quanto grande?, i miei legamenti sono arrugginiti...” Per non parlare poi della prima notte di nozze: lui avrebbe dovuto intuire che sotto quegli strati di grasso che la ricoprivano come una matriosca si nascondeva la donna che aveva sposato.

E arrivò il giorno del matrimonio. La signora Lulù le domandò, raccogliendo tutto il fiato che richiedeva quella frase... (si parlava sempre con monosillabi in quella corte): "Chi saranno i tuoi testimoni?"
E la Regina rispose come loro erano abituati a vederla rispondere. Semplicemente rispondeva indicando con gli occhi i prescelti. I due si alzarono debolmente dal mare beato e sonnolento della folla e furono lusingati, tanto che sentirono quel pomeriggio meno vacuo e stracco, un pomeriggio lievemente divertente. Meglio di sempre, di certo.

Ma subito dopo sposati, le cose non andavano né bene né male, poiché organizzavano sempre mostre per non annoiarsi (o meglio le organizzavano gli altri perché avevano tanti dipendenti, nel sonnacchioso Emisfero Noia, ai quali piaceva lavorare un po' perché erano sì annoiati, ma non regalmente come gli sposi e poi non litigavano mai perché le liti erano motivo di noia.

E vissero circondati da tanti amici che pernottavano pure da loro in modo da non avere la noia di alzarsi presto la mattina per tornare alla Corte Debordante, dove più diminuiva l'iniziativa più aumentava una gioia, una gioia spaparanzata su divani e materassi…
Il viaggio di nozze era troppo faticoso e poi chi aveva voglia di girare per le città, di fare dei commenti sui monumenti...? Essi avevano già tutto stravaccati tra quelle piume d'oca e per vincere la noia sparlavano ogni giorno una nazione diversa...

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