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Christmas Happiness / 3

Argomento: Libri

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 16/12/2017 18:23:41


CHRISTMAS HAPPINESS / 3
In cerca del regalo perfetto da fare agli altri (soprattutto a se stessi): libri ‘strenna’ per il Natale che viene, quanto basta di poesia, qualche mostra, un concerto, il resto createlo Voi lettori … in fondo Natale è anche Vostro, o no?

Capita sempre più spesso che qualcuno lamenti una certa disillusione nell’amicizia asserendo che in certi casi ci si è fidati degli amici sbagliati di cui dispiacersi, o che dovremmo compiangere. A mio parere non esistono amici sbagliati, quando invece siamo noi che sbagliamo a sceglierli. È ovvio che dovremmo essere più cauti nel chiamarli amici. Comunque capita che ci illudiamo dell’amicizia di qualcuno/a che (forse) non la merita e che spesso, distribuendo ‘perle ai porci’, la dispensiamo senza ragione. Personalmente credo nell’amicizia e posso affermare di aver trovato tanta bellezza intorno a me, a volte è bastato poco, l’importante è nel non pretendere nulla in cambio se non l’amicizia stessa. È sempre un investimento di benevolenza che trova la sua forza nel donare e donarsi. È un po come Natale, che ogni anno ritorna con il suo carico di gradevolezza e felicità, con un sussulto di gratificazione e appagamento nell’amore verso gli altri.

Molto dipende nella nostra anima, quell’anima a noi cara eppure misconosciuta che opera in nostra vece senza che neppure ce ne accorgiamo, ma che sappiamo esserci cara anche quando si scontra con la nostra intemperanza, con le nostre istintive ribellioni che, in ultima istanza, sono parte della nostra essenza umana. Non esistono bambini cattivi in natura, gli esempi che spesso ci raccontano gli altri sono cosruiti a bella posta per esorcizzare le nostre paure ancestral. I cattivi sono spesso il frutto di sofferenze e malvessazioni subite, di opposizioni ed esperienze di rifiuto, di successive interferenze malevole, scaturite dall’eccesso di avidità, cupidigia di possesso. Se non fossimo così pretenziosi e pretestuosi forse vivremmo in ‘pace’ con la nostra animalità inquieta, ci riconcilieremmo con quell’ “anima amica” che pure un giorno incontreremo sul talamo nuziale della nostra vita:

‘ANAM CARA' (in lingua gaelica, forma per dire ‘anima amica’)

Anima cara
sempre in viaggio
nel luogo estremo
dove non esiste distanza
fra noi e l’eterno
rischiara nello splendore della solitudine
il nostro cammino interiore
come poetica di crescita
l’antica saggezza
esalta la bellezza dell’invisibile brama
cui tendiamo le mani
e il petto …

Anima amica
accogli
nella spiritualità arcana dei sensi
il nostro raccolto
nel mistero che non ci lascia mai soli
affamati di desiderio
che nessuna immagine
potrà mai placare
onde il noto e l’ignoto
il temporale e l’eterno
quale unico accesso
di questo primario e ineludibile senso …

Anima silente
fedele
all’immagine primaria
segno visibile della grazia invisibile
specchio inclinato
dove vedere e riconoscere
l’intimo suffragio dell’amicizia interiore
iniziatrice e sovvertitrice
della legge segreta della vita
dell’universo intero
trasfigurazione recondita d’una entità estatica
ascosa nell’ignoto nostro essere …

Anima mia
rivelazione invocata
sublime unità d’un dualismo perfetto
che stringe
in un unico abbraccio mortale
una tormentata separazione
segreto
del continuo nascere e rinascere
dell’amore
quale creatività di un’appartenenza
relativa e funzionale insieme
dello spirito nella morte
. . .
dietro lucenti superfici
sei tenebra e silenzio
il vecchio e il nuovo procedere
dei miei passi
l’incessante potenza del possibile
interiore.
(Gioma)

Ɣ - “HAPPINESS IS” è un piccolo/grande libro che va oltre l’anima amica, e ci dice che dobbiamo coltivare la nostra e l’altrui ‘felicità’ regalando un sorriso a chi ci sta attorno. A chi, ad esempio, ama i nostri stessi libri, accetta di avere amici strambi, di ricevere un complimento da uno sconosciuto, di chi si tiene per mano senza vergogna della sua diversità, a chi usa la (nostra) penna avuta in prestito, fino all’ultima goccia d’inchiostro, magari per scrivere una lettera di ricongiungimento, o perché no, gli amati bigliettini d’auguri per il prossimo Natale. Ma allora la “felicità” cos’è?, si chiederà qualcuno e, ovviamente molte sono le risposte che si possono dare a siffatta domanda. Una per tutte è che gli amici sono come i denti guasti, fanno un po’ male ma una volta tolti poi passa; che il dolore di ieri lascerà il posto a un nuovo incontro domani … perché come ha lasciato scritto Vinicius De Morales nel suo testamento in musica, l’amicizia è l’arte dell’incontro.

Hanno ben pensato Lisa Swerling e Ralph Lazar, due autori e illustratori che hanno creato fumetti molto apprezzati in tutto il mondo già nel 2014, sottotitolando questo piccolo e gradevole libro “Happiness Is” ‘500 cose che ti rendono felice’, per i titoli di Sperling & -Kupfer. Pensate che la loro pagina facebook dedicata ha raggiunto solo in Italia i due milioni di fan alla sua prima uscita. Dire che è stato divertente guardare le illustrazioni e leggerne le didascalie è davvero riduttivo, perché oltre ad essere un piacevole ‘oggetto’ è anche un gradevole divertissement da leggere e portarsi in viaggio. Così come fin dalla prima pagina ci viene indicato ‘l’inizio di un viaggio’ con la freccia “direzione”, che poi ritroviamo sulla strada del ritorno, alla fine del viaggio che abbiamo appena concluso … o forse, solo iniziato.

Ɣ – “NIHIL” (nulla si oppone - imprimatur) una poesia di Marco Mazzi, detratta da PlayOn/Poetry il libro sottratto dalla bancarella del mercatino sotto casa e che viaggia nelle pagine del web:

“Anche il mio volto, forse si lasciava
Specchiare da un’acqua limpida e perpetua.
Prima che le stigmate della nascita
Ne violassero il tepore o un ventre
Materno ne rapisse l’ombra. Adesso
Quel pasto d’avorio si consuma nei tuoi occhi.
È il desiderio il feto di Dio. Ascolta, come neve
Dispersa in un’acqua tenue, la carne
Che ne placa l’istinto può farsi dono
Alla verginità di un abisso. E l’iride
Di ciò che fu il tuo respiro nel balsamo
Del suo primo nettare ha fondato nuova
Trasparenza dalla fatale umiltà che nutre
L’eco di ogni elemento. Così ti riveli;
L’impeto o la vivida stele della purezza
Ha suscitato il palmo fedele del tuo germoglio, non qui,
Non dove il silenzio si fa pregno di polline,
Ma in quella suprema urna di quiete
Che l’istinto ha inflitto a tutto ciò che esprime
La tua origine. Oras, in un mosaico d’inconsapevolezza,
Solo l’essere perpetua la creazione come un’eclisse
Neutra alla sfera del tuo pudore, là
Dove non esiste nascita, ma un pallido
Equilibrio è fra materia e innocenza.
Un corpo nasce dalla sua stessa nudità
E infligge, all’altro, un’ala di materia
Perpetua che attende il compiersi di un volto.
Ma è l’implacabile
Umiltà dell’elemento a schiudere dalla sua ombra
Un simbolo, a fare del tempo uno strumento
D’estasi che oltre la carne esulta.
Non è il lamentodi una chiara
Metamorfosi a liberare nel senso l’iride
Della tua pienezza, ma un’inviolabile
Conquista della materia sulle sue stesse membra.
Non credere che la morte apra i tuoi polsi
Al respiro di un animale vergine, ma accogli la fibra
Di una carne superiore dove ancora palpita
L’eco fragile dell’esperienza. Nelle tue mani,
La misteriosa umiltà del desiderio è una voce
Che migra verso l’inesistenza. Limpida e mortale,
Forse è la materia che veste la stagione
Di ciascuna essenza, e la libertà è di nuovo sfinge.
Così voglio che ti riveli, per concepire l’istante
In cui la carne si è fatta estranea al giunco
Della sua stessa umanità e, sola, esiste
Per farsi impeto della sua sostanza
E porgere alla morte il nettare dell’elemento.”

La poesia che abbiamo appena letta insieme è tratta da un progetto culturale promosso da Aeroporti di Roma pubblicato e stampato nel 2002 per conto di PlayOn – Itinerari di conoscenza, dal titolo ‘Poetry’ allo scopo di dar valore a giovani talenti internazionali a scopo divulgativo nei diversi campi dell’Arte (poesia, prosa, pittura, scultura, musica classica, video, teatro). L’autore Marco Mazzi, è nato a Firenze nel 1980 dove ha studiato presso l’Università degli Studi - Facoltà di Lettere, è uno degli autori italiani inserito a pieno titolo in questa singolare (e forse unica perché introvabile) antologia poetica. È oggi uno scrittore affermato, tra le sue pubblicazioni e partecipazioni a libri in lingua inglese:

“Relational Syntax: Aesthetic Awareness and Ideological Experience in Post-industrial Society”, Maschietto editore, 2012. In Criticism & Theory • Art / Criticism & Theory • Philosophy / Aesthetics.
"Uninspired Architecture" presenta un ciclo di 250 fotografie in bianco e nero di Marco Mazzi incentrato sulla città di Tirana (Albania). Gli scatti sono stati realizzati nel 2013 nell'ambito del programma di residenze d'artista .
“Extispicio. Una Scienza Divinatoria Tra Mesopotamia Ed Etruria “di Bellelli Vincenzo, Mazzi Marco edito da Scienze E Lettere: HOEPLI.it

Ɣ – “HOMO DEUS” – Breve storia del futuro – di Yuval Noah Harari Saggi. Bompiani 2017. Dello stesso autore di “Sapiens. Da animali a dèi” (2014), titolato ‘libro dell’anno’ da il ‘Guardian’, l’Evening Standard, e il ‘Times Literary Supplement’.
“Se ‘Sapiens’ ci ha mostrato da dove veniamo, ‘Homo Deus’ ci mostra dove stiamo andando. Questo lo slogan che lo presenta al grande pubblico, un libro complesso ordinato secondo i canoni e i parametri dello storiografo che ripercorre le tappe che dall’Homo sapiens, porta all’Homo faber, all’Homo marginalis di ieri, all’Homo videns di oggi, attraverso gli stadi della rivoluzione umanista, della grande separazione del passato al moderno fino all’oceano della conoscenza e della coscienza, alla ‘bomba a orologeria’ creata in laboratorio di cui l’Homo ha perso il controllo:

“Abbiamo passato in rassegna le più recenti scoperte scientifiche che stanno destabilizzando le fondamenta su cui poggia la filosofia liberale. È giunto il momento di esaminare le implicazioni pratiche di queste scoperte. I liberali sono a favore del libero mercato (ma non del libero arbitrio) e di elezioni democratiche poiché credono che ogni umano sia un individuo prezioso in un mondo unico e irripetibile, e che le sue libere scelte rappresentino l’origine ultima dell’autorità. Nel XXI secolo tre sviluppi ‘concreti’ potrebbero rendee obsoleta questa fede: 1) Gli umani diventeranno sempre meno utili sia sotto il profilo economico che sotto quello militare, di conseguenza il sistema economico e politico cesserà di accordare loro così tanta importanza. 2) Il sistema continuerà a considerare preziosi gli umani come collettività, ma non come singoli individui. 3) Il sistema continuerà a considerare preziosi alcuni singoli individui, ma questi costituiranno una nuova élite di superuomini potenziati, non la massa della popolazione.”

“E allora cosa accadrà quando robotica , intelligenza artificiale e ingegneria genetica saranno messe al servizio della ricerca dell’immortalità e della felicità eterna?” Il genere umano rischia di essere superfluo, questa al dunque la conclusione fin cui si spinge l’autore, che si pone e ci pone, infine, altre domande cui dare (è doveroso) dare delle risposte: “Saremo in grado di proteggere questo fragile pianeta e l’umanità stessa dai nostri nuovi poteri divini?”
2012 è stato membro della Giovane Accademia israeliana delle scienze, insegna all'Università Ebraica di Gerusalemme ed è noto soprattutto per aver pubblicato “Sapiens. Da animali a dèi” (2014).

E noi, che ne sarà di noi? Si chiede il lettore attento partendo dal presupposto di essere fra i ‘salvati’ prima dal Diluvio, poi dall’Apocalisse che ci incombe sulla testa con la bomba a idrogeno che minaccia l’umanità intera. Saremo gli eredi incontrastati della Terra (rimasta) oppure gli schiavi di una Galassia governata dai Robot e dalla IA (intelligenza artificiale) conoscitori della forma del buio de ‘i buchi neri’ che per lungo tempo hanno riempito le pagine della fantascienza? Oggi che la realtà è venuta a galla e ci ha rivelato che era tutto olisticamente possibile, quindi verosimile al reality-life cui in fondo (segretamente) aspiravamo, a quella semi-immortalità che ci avvicina a Dio ci preoccupiamo di non avere le parole giuste per raccontarlo, e che, soprattutto la vicinanza all’Homo Deus ci spaventa non poco, anzi ci terrorizza come quei ‘colpevoli d’esser nati’ puniti dal Giudizio Universale del Padreterno che ammiriamo nella Cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti.

Ɣ- “La forza imprevedibile delle parole” di Clara Sanchez – Garzanti 2017, in cui si cercano ancora quei valori che oggi lasciano a desiderare che tutto ciò di cui abbiamo detto fin qua non accada mai: “Pensi davvero che ogni incontro sia casuale? Pensi davvero che tutto sia nelle mani del destino?”, ma all’improvviso vedo scendere il dubbio nel silenzio, sul viso del lettore. (Il Lettore / Redazione News and Magazine)

Ɣ- “Il bisogno di pensare”, di Vito Mancuso – Garzanti 2017, prima di parlare o anche di scrivere rende perfettamente l’idea del contrasto di ciò che troppo spesso sbandieriamo ai quattro venti senza cognizione. Perché pensare, prima di ogni altra cosa, richiede di porsi all’ascolto nel modo in cui la ‘saggezza ci indica la strada della libertà’, non solo di ciò che hanno da dire gli altri, ma anche di porci domandi come: “Perché vivete? Quale scopo date al vostro essere qui? Cosa volete da voi stessi?”., ma le risposte chi dovrebbe darcele se non l’autore, teologo e filosofo, autore di larga affermazione che spesso intreccia un dialogare fervido con il lettore. (Il Lettore / Redazione News and Magazine).

Ɣ- “Eppure cadiamo felici”, di Enrico Galiano – Garzanti 2017, la storia di una ragazza di diciassette anni che non si sente al suo posto tra i suoi coetanei, firmata da un insegnate di lettere nominato nella lista dei migliori cento professori d’Italia: grazie a un metodo di insegnamento poco convenzionale, Galiano riesce a entrare veramente in contatto con i suoi studenti, al punto da diventare molto seguito su Facebook:

“È la storia di Gioia che, nonostante il suo nome esprima allegria e vitalità, è stata soprannominata dai compagni di scuola “Maiunagioia“, e tra di loro non si sente al suo posto. Lei non è come loro, non le interessano i vestiti e le feste piene di gente, ha una sola passione, di cui non ha mai parlato a nessuno, ma che la rende felice: collezionare parole di tutte le lingue del mondo, parole intraducibili, come cwtch, un termine gallese che indica non un semplice abbraccio, ma un abbraccio affettuoso che diventa un luogo sicuro. Una notte, fuggendo ancora una volta dalle discussioni dei genitori, incontra Lo; così dice di chiamarsi il ragazzo che gioca a freccette da solo, in un bar chiuso, nascosto sotto il cappuccio di una felpa.
Parlando con Gaia si sente compresa per la prima volta in vita sua, non più sola, incapace, per una volta, di dar nome alla nuova emozione che prova ogni volta che lo vede. Una sensazione che non è destinata a durare. Lo scompare nel nulla, all’ombra di un segreto che solo Gioia può svelare, gli indizi che il ragazzo ha lasciato sono pensati apposta per lei, e per capirli bisogna imparare a riconoscere tutti i mille significati del verbo amare: un romanzo per insegnare che, a volte, basta essere in due perché le emozioni non facciano più paura.” (Il Lettore / Redazione News and Magazine).

Se per gioco mettiamo insieme i vari titoli sopra elencati ne viene fuori un incipit non indifferente per scrivere un libro sul sociale che si consegna a pieno titolo a chi sta cercando il proprio posto nel mondo. Allora perché non tornare a sorridere con chi ha un grande spirito e sa sorridere (e ridere) di tutto, anche della morte:

Ɣ - “Anime e Acciughe”, l’aldilà come non l’avete mai immaginato, di Achille Mauri,Bollati Boringhieri 2017., con il quale l’autore approfittando del gioco parabolico si diverte a raccontare l’ aldiquà. “E cosa c’entrano le anime con le acciughe? C’entrano, c’entrano”. La risposta a chi ha bisogno di un pizzico di ottimismo. Per poter superare gli ostacoli e colmare il vuoto insopportabile che è dentro ognuno di noi. O, come scrive Vanni Oddera in “Il grande salto” - Ponte alle Grazie 2017: “Se si salta da soli è solo un sogno, se si salta insieme è la vita che inizia davvero. Ovvero, come ho capito che l’amore per gli altri rende felici.” (Il Lettore / Redazione News and Magazine).

Ɣ- “Stranieri residenti” per una filosofia della migrazione. Libro di Donatella Di Cesare – Bollati Boringhieri 2017 . Professore di Filosofia teoretica all’Università La Sapienza, è tra le voci più impegnate nel dibattito pubblico contemporaneo in tema della migrazione, onde ripensare la convivenza in un mondo globalizzato quale è il nostro attuale: “Abitare e migrare non si contrappongono, come invece vorrebbe il senso comune, ancora preda dei vecchi fantasmi dello ‘jus-sanguis’ e dello ‘jus soli’. In ogni migrante si deve invece riconoscere la figura dello ‘straniero residente’, il vero protagonista del libro. Atene, Roma, Gerusalemme sono i modelli di città esaminati, in un affresco superbo, per interrogarsi sul tema decisivo e attuale della cittadinanza:
‘DALLA PARTE DELLE NUVOLE MIGRANTI’

migranti
sopra gli estesi deserti incompresi
dove l’incontro col tempo remoto
sussegue al presente
fin dentro il futuro del mondo
e che vanno
sospinte dai venti
d’un vortice di fuoco
che avvampa bruciando
ogni cosa d’intorno …

a piedi nudi affrontano in peregrino andare masse di genti che nude nell’anima ambiscono di sopravvivere in questo mondo estremo

migranti
che s’avvoltolano sui rami
rinsecchiti degli alberi
senza fronde
dove la pantera affamata
ha cercato
una visuale migliore
prima d’assalire la preda
che stanca si trascina
nella traversata …

uomini contro avidi d’ogni cosa che s’impossessano delle vite degli altri da vendere al mercato dei nuovi schiavi della contemporaneità

migranti
di differente credo accomunati
che obliterano il soldo
all’odierno traghettatore d’anime
per un insensato viaggiare
verso un medesimo
inferno ultraterreno
nello spazio indefinito
di un mare da attraversare
senza ritorno

che ancor li tiene legati a un ancestrale destino prigionieri accecati e abbandonati
alla luce d’un domani che non si accenderà

migranti
nel buio di quelle profondità marine
che li accoglie senza identità
come broscia da dare in pasto
ai pesci
alle divinità melliflue
che avare d’ogni ragione
s’avanzano
a contrastarne
l’antropico riconoscimento
(Gioma)

Ɣ- “ANTEREM”, rivista di poesia e filosofia giunta quest’anno al numero 95 - Dicembre 2017, appena pubblicato. In questo speciale numero viene dibattuto l’affascinante tema “L’altrove poetico” con gli interventi di poeti e filosofi di rilievo internazionale, in un succedersi avvincente di poesie e saggi. Significativamente si dà evidenza alle vertiginose poesie di Paul Celan e Rainer Maria Rilke, oltre che a testi di Maurice Roche, Jean Flaminien, Gian Giacomo Menon e altri. Da tempo immemore l’uomo si interroga sul senso dell’esistenza, vagando per strade impervie verso l’illusorio orizzonte della storia, lì dove anche la fede si smarrisce nel male gratuito e l’umano diviene il testimone della propria finitezza.

A tale proposito Flavio Ermini registra nell’editoriale:
«Il dire del poeta ci parla di un altrove dov’è in opera una prospettiva rovesciata rispetto al mondo sensibile. Grazie a questo dire, ciò che eccede il mondo sensibile si esprime nelle proprietà di ogni singola parola, conferendo fondatezza e legittimità a quanto può apparire soltanto empirico e casuale».

Questo numero straordinario può essere richiesto alla direzione:
flavio.ermini@anteremedizioni.it Allo stesso indirizzo possono essere richieste informazioni per abbonarsi ad “Anterem”, in modo di avere un aggiornamento costante sulle più significative tendenze poetiche e teoriche internazionali.
• info@anteremedizioni.it

Ɣ- Di Flavio Ermini va in-oltre citato il nuovo libro “Della fine. La notte senza mattino” - Formebrevi Edizioni 2017, con il quale l’autore ci conduce in un viaggio nella tenebra, attraverso i nomi che la evocano, nell’indicibile che ci annienta, quali esseri per la fine, viandanti perduti nella notte senza mattino. Le sue brevi riflessioni affondano le radici nel dolore che divora l’essere umano gettato nell’ignoto, sospeso sull’abisso dell’esistenza, in preda ai venti ingannevoli che lo condannano a vagare nell’oscura selva della vita.
Il volume inaugura la collana “Microliti”, collana di saggistica di Formebrevi Edizioni, giovane progetto editoriale impegnato nella diffusione della ricerca letteraria e delle scritture non convenzionali. Il libro è distribuito nelle migliori librerie, ma può essere ordinato anche direttamente alla casa editrice: info@formebrevi.it ; ne parlano: Paolo Barbieri su QuiLibri; Danilo Di Matteo su Riforma; Mauro Germani su Margo; Marco Furia su Perigeion; Rosa Pierno su Trasversale; Giorgio Linguaglossa su L'ombra delle parole; Patrizia Garofalo su TellusFolio; Giulio Galetto su L'Arena; Giorgio Mancinelli su LaRecherche.it; Antonio Spagnuolo su PoetryDream.

Ɣ- “SULL’AMORE, SULLA MORTE”, di Patrick Süskind – Longanesi 2007, ecco un nome che ritorna sulla scena, e lo fa solo di rado con titoli programmatici come ‘Ossessioni’, ‘Il conrabbasso’, ‘Il piccione’ fino al suo romanzo ‘Il prumo’ che gli a dato fama internazionale, e che non lasciano al lettore la pur minima effrazione al dubbio, con una scrittura secca e vibrante che s’impone per la una sorta di sensibilità inespressa, come di foglia gialla che penzola dal ramo dell’albero e che stenta a cadere fino al culmine dell’ostinazione. Lo spirito ‘noir’ dei suoi racconti e pieces teatrali non viene meno al senso dell’indicibile, al quale l’autore affida la sua scrittura, andando alla ricerca costante di un pretesto narrativo che lo rende ‘unico’ nel suo genere. Pietro Citati, in una nota su Süskind dalle pèagine del Corriere della Sera, ha scritto: “..che possiede quella prodigiosa sensualità oggettiva, quella ricchezza di impressioni e di sensazioni, quell’apertura (alle cose) del mondo, senza la quale nessun romanzo è mai stato scritto. Appena raccoglie qualche impressione, subito, sotto i nostri occhi meravigliati, si trasforma in un personaggio, diventa un altro corpo … e noi, per contagio, siamo quel corpo.”

“Qualcosa di misterioso (in Süskind) sembra connesso con l’amore. Quindi nell’amore dev’esserci qualcosa di più del misterioso. È chiaro che ognuno lo sente come un problema strettamente personale e importantissimo dal punto di vista esistenziale.”
D’altro non voglio qui parlare, è questo il tempo in cui si parla della nascita alla vita, nel tempo della luna piena in tutta la sua bellezza, e il cielo di Natale sarà attraversato dalla scia di una cometa …

Ɣ – “QUANDO SARA?”, di Gialâl ad-Dîn Rûmi in “Poesie Mistiche” – Bur-Rizzoli ristampa 2016:

“Quando saràche questa gabbia divenga giardino fiorito,
e degna divenga ch’io vi passeggi in letizia?
Quando questo veleno mortale si farà miele
e questa spina pungente sarà gelsomino?
Quando quella luna di quattordici giorni sarà
stretta al mio seno?
Quando il sole ci proteggerà coi suoi raggi?
Quando quel cero resterà acceso resterà nel mio candelabro?
Quando quel liuto di gioia troverà nuovi accordi,
e questo orecchiosi adatterà al tan-tan del suo ritmo?
Quando nel campo del cielo avremo raccolti di Luna e di Spica?
Quando la luce di Canopo brillerà su di noi?
Quando le giare del vino dell’amore traboccheranno
e sarà il momento di saporosi festini e banchetti?
Quando ogni atomo di pulviscolo diverrà come un sole,
e ogni goccia, per grazia di Dio, diverrà un Paradiso.?
. . .
Non dir ciò che resta, conservalo ancora nel cuore; è meglio che la Parola si aggiri in quella patria profonda.”

Mawlānā Jalāl al-Dīn Rūmī (persiano: مولانا‎‎ [moulɒːnɒː]) in Iran e Afghanistan (Balkh, 30 settembre 1207 – Konya, 17 dicembre 1273) è stato un ulema, teologo musulmano sunnita, e poeta mistico di origine persiana. Fondatore della confraternita sufi dei 'dervisci rotanti' (Mevlevi), è considerato il massimo poeta mistico della letteratura persiana …
“Quando cerchi Dio, Dio è lo sguardo dei tuoi occhi.”

(continua)


























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