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Ecce Advenit Dominus

Argomento: Musica

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 06/12/2011 20:08:41

“ECCE ADVENIT DOMINUS”

Tratta dal Laudario di Cortona il cui manoscritto risale al XIII sec., la “Lauda della Natività” di Girolamo da Cremona, rinvenuta nel libro di preghiera di una confraternita mista laico-religiosa, è il primo documento noto in volgare italiano posto in musica:

“Da ciel venne messo novello
ciò fo l’angel Gabriello.
Nella città di galilea
là ve’ era la gente Judea,
favellavano en lengua ebrea
in città et in castello,
ch’è chiamata Nazareth
là u’ la vergene nacque e stette;
sponsata era a Josefe,
secondo la legge coll’anello.
Stella nuova ‘n fra la gente
c’aparuisti novamente,
Stella c’apparist’ al mundo
quanto nacque ‘l re iocondo,
stette ‘n mezzo a tutto ‘l mondo
per aluminar la gente”.

Di là dall’apparente semplicità questa Lauda della Natività si rivela patrimonio di testimonianze originali in cui l’avvicendarsi esultante del canto, invita all’esultanza corale per una celebrazione che dal lontano passato ci conduce al quotidiano essere della tradizione italiana, in quella cadenza rituale e celebrativa che è la festa più rappresentativa della cristianità. Il Natale infatti è nella ricorrenza cristiana, la manifestazione gaudiosa dell’avvenuta rivelazione del sacro, in cui il segreto nascere alla vita conferma un’antica promessa d’eternità nell’atto celebrativo della festa, il ringraziamento per il dono ricevuto. La testimonianza di un sentimento comune che va oltre la veridicità della 'storia' narrata, che supera la dimensione temporale per raggiungere nella coscienza cristiana, la propria grande affermazione di fede.

Una rivisitazione del Natale attraverso il canto delle laudi, il rileggere i racconti o i semplici testi delle canzoni dedicate alla natività, così come prendere parte alle manifestazioni popolari a qualsiasi titolo, comunque equivale a riscoprire l’infanzia del mondo, quel sentimento mistico che ad esso si ispira. Equivale cioè a ridestare nell’uomo il fanciullo che è stato, quando per gioco rincorreva gli astri nel cielo, nella speranza di afferrare il vago incedere dei sogni, in cui si perpetua la conciliazione della natura con la divina trascendenza e si rinnova la magica rinascenza alla vita; punti di discernimento che sono all’origine di questa festa entrata con il suo alone di leggenda nella storia dell’umanità.

Presente nella memoria di molti popoli che l’hanno tramandata attraverso leggende e racconti, cantici e rappresentazioni, la sua ricorrenza ha assunto nel tempo simboli e significati diversi, rispettivamente della solennità religiosa e della celebrazione festosa, ricche di un apparato scenografico prezioso e variegato, e da una simbologia funzionale insostituibile, che ha influenzato grandemente la creatività popolare nell’arte come nel canto e nella musica. Intesa come riunione conviviale la festa del Natale ha assunto nel tempo il significato di messaggio, di scambio, di presenza; di invito alla diretta e attiva partecipazione all’unione familiare. Quella stessa festa che i primi cristiani salutarono come il giorno della nascita del Bambino in Betlemme, data di partenza di una nuova era.

Il genere musicale della Laude è prevalentemente quello liturgico ufficiale in cui non mancano elementi di canto popolare vicini alla melica di Giuliano da Spira (1250 circa). La prima trascrizione completa della parte letteraria del Laudario di Cortona si deve invece a Guido Mazzoni (1889) e più recentemente a Gianfranco Contini (1960) che ne ha proposta un'edizione critica con un’ampia scelta di laudi. Per la parte musicale, la trascrizione completa è stata curata per la prima volta da Ferdinando Liuzzi (1935), mentre la più recente è quella adottata dal Quartetto Polifonico Italiano diretto da Clemente Terni e da questi condotta secondo i criteri di modifica della innodia liturgica del gregoriano a una vocalità popolare e moderna, fondata sul senso della tonalità lineare e conchiusa in coerente architettura formale.

La 'Laude della Natività' ripresa dal Laudario Codice 91 dell’Accademia Etrusca di Cortona e qui riprodotta, è da considerarsi una rarità musicologica il cui canto ci permette di recuperare il passato e di riscoprire una dimensione forse sconosciuta della festa a noi più cara, nella commemorazione della quale, in certo qual senso, ritroviamo in noi stessi quel sentimento di lietezza che ci conduce ad una nuova speranza di pace.

 

Buon Natale.

Giorgio Mancinelli - da “Anno Domini: usanze e costumi di una tradizione” – Grafica e Arte Bergamo – 1989.








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