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Hitler di Joachim Fest

Argomento: Storia

di Alberto Castrini
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Pubblicato il 16/04/2020 22:36:02

Il corposo volume, oltre mille pagine, non è una narrazione storica ma un'analisi psicologica di Hitler, del suo sviluppo mentale e della sua incapacità strutturale di affrontare una realtà difforme dal proprio pensiero.

Che si blocca, senza dettagliarlo troppo, alla sua giovinezza viennese.

Gli anni della permanenza nell'odiata capitale multietnica e della nascita del suo odio verso gli ebrei ritenuti “la tubercolosi razziale dei popoli”.

Cercherà di evitare il servizio militare per l'impero austro-ungarico per presentarsi invece volontario alla guerra accanto ai “fratelli tedeschi”.

Viene analizzato il suo sviluppo politico per oltre settecento pagine, poco rimane alla guerra (alla misteriosa “fuga” di Hess è dedicata una sola riga).

Al processo per il putsch del 1923 von Lossow dichiarerà di lui “...privo di tatto, limitato, noioso, ora brutale, ora sentimentale e comunque spregevole". Alla fine della deposizione richiederà vanamente, una perizia psichiatrica

 

Rimane incredibile come nel divenire cancelliere, nel 1933, sopprima senza colpo ferire, partiti, sindacati e associazioni padronali, calpestando la costituzione, senza che nessuno degli alleati governo s'opponga.

Così pure attuerà subito una epurazione massiccia di magistrati e dirigenti statali con quel mix di adulazione/intimidazione, forca/festa

Ci fu però chi avvertì da subito il baratro.

Il generale Ludendorff, ex alleato di Hitler nel putsch di Monaco assieme a von Lossow, scrisse una lettera aperta al presidente Hindenbug: “Avete consegnato la nostra sacra madre terra Germania ad uno dei più grandi demagoghi di tutti i tempi. Profetizzo solennemente che quest'uomo dannato scaglierà il nostro Reich negli abissi e porterà un'inconcepibile miseria nella nostra nazione. Le generazioni future vi malediranno nella tomba per la vostra azione”.

Sorprendente il numero di progetti, abortiti, di assassinio da parte della Wermacht per impedirgli l'entrata in guerra.

Perché, se la Conferenza di Monaco per evitare la guerra, fu una sconfitta per Francia e Gran Bretagna, questo è quello che volevano le masse, tedesche comprese.

 

Importante il capitolo “Consequenzialità tedesca” profonda analisi sociologica della società tedesca e “Ritratto di una non persona” sulla trasformazione da caporale austriaco al Führer del Reich e alla sua infallibilità .

Eccessiva, a mio parere, l'influenza del pensiero wagneriano in questa trasformazione.

 

Per quanto riguarda l'organizzazione dello Stato: “Una realtà incompiuta, provvisoria, una distesa di rovine di progetti farraginosi ...l'insieme assumeva senso solo dal punto di vista della mostruosa volontà di potenza del Führer...

Il regime non è giunto neppure a sviluppare forme razionali coerenti con i propri scopi....

La creazione di nuovi posti di lavoro ed altri progetti, varati con gran clamore, erano presi dai progetti weimariani. Però ora in un regime di silenzio sociale obbligatorio e con una situazione economica mondiale favorevole.

Andava, per questo, meglio approfondita la tremenda situazione economica della Repubblica di Weimar e la crisi economica mondiale.


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