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L’anima nel pozzo

di Francesca De Santis
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Pubblicato il 03/09/2014 15:25:55

Non sapevo se fosse il mare o il rumore del vento a farmi sentire così. O la strana sensazione che la mia anima fosse sdraiata accanto ad un pozzo, a dormire scivolando giù. Non sapevo se si fosse persa nel catrame di quel fondo, buio come la notte. O se si fosse invece risvegliata e stiracchiando le lunghe ali del tempo, avesse avuto il coraggio di spostarsi, di prendere per quella strada tortuosa di campagna, una di quelle strade che si perdono e finiscono nella polvere. Alla cui fine c’ero io. Probabilmente stava crescendo, dormendo e sognando, o forse dopo aver corso verso di me si era fermata ed aveva le ali fredde come il ghiaccio per la corrente che veniva dal corpo vuoto. Chissà, forse aveva avuto il coraggio di guardare giù o dentro di me… ed era riuscita solo a crollare. Non so perché pensavo tutto questo mentre avevo paura dei tuoni e vedevo i lampi incendiare le strade, ma lo pensavo e mi sentivo solo e spento, come un vecchio lampione che abbandona la strada di notte perché non ce la fa più. O forse era il senso di smarrimento, il vuoto che aveva lasciato nel mio letto la mia lei quella mattina, e che avrei sentito tutte le mattine che sarebbero venute. La sensazione che mi dava quello spazio freddo, che non riusciva a colmare la sua mancanza, la sua lontananza. Il cuscino ancora fisso, le lenzuola che mi guardavano piegandosi sulle ciglia. Immaginavo il suo nome scivolare sulle pareti mentre cercavo qualche appiglio, io che allora ero appeso alla vita con un filo. Tutto mi cadeva addosso e mi perdevo dentro quelle grandi onde che s’infrangevano nei miei occhi, lasciando che il mio universo sprofondasse e si perdesse, come nave in tempesta. Non sapevo più chiamarmi per nome, perché non sapevo essere altro che questo: niente. Cercavo di recuperare la mia anima, smettendo di domandarmi una volta per tutte dov’è che si fosse persa ma anche quel tentativo era vano. Non c’era. Non sapevo più se fosse quel frastuono, il mondo che si svegliava nel temporale fuori dalla mia camera, non so perché la mia anima quella sera mi sembrava così strana e lontana, ma ero capace solo di versare un altro bicchiere di vino rosso nel mio corpo e lasciarmi andare ancora una volta.


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