Un odio caldo che viene dall’inferno
semina piccole vittime
Sparge fra le macerie,
rosse mascherine.
E noi spettatori agli orrori incalliti
a sguardi di morte, indifferenti,
schiacciamo i tasti per cambiare luogo.
Navighiamo in mari calmi e vacanzieri.
Oppure mettiamo il naso in cucine
dove profumi e sapori speziati d’oriente
annientano il senso di colpa,
dove il rosso è un frutto succulento,
oppure un sugo, che solo al pensiero
esalta le papille gustative.
Passiamo così da un rosso all’altro
senza interrogarci sulle differenze di stile.
Premiamo tasti che ci portano sui campi di gioco
alternandoli a campi di guerra:
Argentina/Germania, Israele/Palestina.
Per annegare il nostro disappunto
ci ubriachiamo con cocktail di aggettivi alcolici
dosati in parti uguali: Atroce, terribile, agghiacciante.
Oppure ci riempiamo la bocca di luoghi comuni:
“Possibile che nessuno faccia niente”
E affiggiamo sulle bacheche dei social network
Link contro i bombardamenti
mischiati ad altri contro la squadra che non ci piace.
Alla domanda “ tu con chi stai”
Rispondo: “Io sto con la pace”
Ma questo, sembra
non avere importanza.
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