TERRONE.
La mia terra profuma d’arancio in inverno
Mentre il pallido sole si affaccia sulle colline.
A primavera un vortice di colori sfida l’arcobaleno
E i sapori della terra sbocciano l’uno sull’altro.
In estate le folle sul mare sembrano una folle corsa verso l’ignoto
E il freddo dell’autunno si piega poi alla mia pelle scura abbronzata.
Mi chiamano terrone.
Da Roma in su mi guardano con sospetto:
il mio unico peccato è di essere nato a Sud
e parlare un dialetto diverso dal loro,
sinonimo di illegalità.
Ho lasciato la mia casa:
le nostre stagioni non mi bastavano.
Per quanto mi sforzi e scherzi
A Nord i miei passi destano poca fiducia.
Liberamente amo la Verità
E mi basta lei per compagna!
Null’altro!
Allora lascio che mi diano del terrone
E spero che la Verità non mi abbandoni mai!
Mi chiamano terrone.
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