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Lupen The Cat ...il mio stupendo gatto filosofo del nero.

Argomento: Filosofia

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 28/02/2023 06:42:58

LUPEN THE CAT / 10
Il mio stupendo gatto filosofo del nero.

“Grrrr, miao George, sveglia sono le undici inoltrate, sei ancora a letto, perché non sei andato a dormire prima? Te l’ho detto più d’una volta, non hai più l’età per tirarla lunga fino alle tre dopo mezzanotte, quindi cosa intendi fare?”
Perché mai, che cosa devo fare?
“Niente, solo alzarti, accudirti quel minimo che serve e preparare la colazione” – dice stentoreo Lupen.
Scusa, ma che fretta c’è?
“C’è che sono le undici e mezza ed io ho fame.”
Non è un mio problema!
“Non dirlo George, perché invece è un tuo problema eccome. Miao non pensare ch’io possa passare il resto della giornata senza pensare a un problema incombente come la fame, ti pare?”
Sì, d’accordo, ma non mi pare la fine del mondo se uno salta un pasto, pensa alla fame nel mondo?
“Miao, perché dovrei pensare alla fame nel mondo quando qui c’è cibo a sufficienza per sfamare tutti?”
Certo, tutti i tuoi amici sono sempre invitati, non è così Lupen?
“Sono sempre meno di quella masnada di nullatenenti che fanno visita a te, come ben sai, non ce n’è uno che abbia del sale in zucca,”
Parli sul serio, oppure dici così tanto per dire, no perché sai, alcuni dei miei amici sono laureati, chi in filosofia, chi in medicina e chi…
“Beh, non stare qui a farmi la lista, tra menzogne e ironia, potrei dirti che sono tutti afflitti da ‘melanconia fallimentare’, mi è bastato sentirli parlare del proprio lavoro.”
Lo immaginavo che ti saresti espresso in questo modo nei loro riguardi solo perché qualche volta hanno alzato un po’ il gomito nel bere, ma non esserne troppo sicuro, so per certo che la tua è soltanto ‘gelosia da strapazzo’, e solo perché non ti fanno le coccole che ti fa Ann, dì che non è così? Da un certo tempo mi sembra che tu veda solo nero dappertutto. Ma cazzo Lupen, è ancora notte e tu già reclami la tua pappa.
“Sei uno scemo George, se ti avessi lasciato dormire ti saresti svegliato dopodomani. È nero perché è ancora notte certo, quando ti ho detto che erano le undici inoltrate non hai tenuto conto che in effetti erano le ventitré e a quest’ora anch’io avrò diritto di schiacciare un pisolino ti pare?”
Ma toglimi una curiosità che cosa intendevi dire quando ai parlato di ‘melanconia fallimentare’, che ne sai tu?
“Niente, ho solo letto qualcosa di quel tuo amico Jacques Lacan che hai sul comodino ed è la migliore affermazione che ritengo si addica a quegli strampalati dei tuoi amici.”
Cioè, tu hai letto Jacques Lacan?
“Miao, perché no, mi è sembrata una buona lettura per non annoiarmi nell’attesa che ti svegliassi. Sebbene dovrei attenermi a un’altra sua affermazione, dov’egli dice… ‘il tramite melanconico di chi è assente nel sonno è una presenza assordante’. Va detto George che quando sei assente nel sonno russi come un vecchio trombone. Anzi mettiamola così, perché tu non puoi sentirti quando fai all’amore con quelle zitelle che ti porti in casa, sembri lo sbuffo di un treno a vapore che anche quando non lo si sente più continua incessantemente ad essere assordante.”
Lupen ma è davvero ciò che pensi di me, oppure lo stai dicendo solo per farmi arrabbiare? Te ne accorgerai quando non ci sarò più per te.
“Sebbene ritengo di poterti contraddire vorrei sapere dove pensi di poter andare quando oramai è già mezzanotte e domani, anzi fra qualche ora dovrai recarti sul posto di lavoro, posso saperlo? Miao, mi prefiguro già cosa insegnerai a quelle povere matricole dell’università domani. Ah, non voglio neppure pensarci.”
Dai Lupen, non dirmi che siamo già a lunedì? Mio Dio muoio al solo pensiero.
“Ecco George, riveli quanto sia elevato il tuo attaccamento al lavoro, mettendo in prima linea per quello che veramente sei, uno sfaticato senza rimedio, al solo pensiero del lavoro sei già più morto che vivo. Per quanto l’insegnamento straordinario che se ne ricava è che ‘possiamo dimenticare perché abbiamo incorporato il morto’ (catalessi), non perché ‘lo abbiamo ricordato’ (svegliandolo), anche perché se così dev’essere (il moribondo) ‘lo portiamo con noi, fa parte di noi, […] ed è solo nella misura in cui fa parte di noi che lo possiamo dimenticare.”
Lupen!!! Allora mi dimenticheresti, così su due piedi?
“Miao, ti sbagli George, a quattro zampe e una coda, se permetti!”
La coda non centra, è solo un fatto soggettivo, custodire la memoria di ciò che siamo è diventata una responsabilità indispensabile per sapere che siamo nati diversi, null’altro.
“Molto diversi George, ti sfugge di cosa stiamo parlando, oppure? Quando te ne sarai andato allora sì che potremo riparlarne, tu non ci sarai e la tua assenza credimi non farà torto a nessuno, mentr’io starò ancora qui: una vita, la tua, contro le mie sette. Come ti avevo annunciato non è un mio problema, semmai è il tuo.”
Beh, messo così non è neppure più un problema … è un dramma, anzi una tragedia delle più nere.
“Del resto è risaputo che ‘il nero sta bene su tutto!’. Con ciò voglio avvisarti, e poi mi taccio, che anche il nero di una macchia d’inchiostro, sulla tesi di laurea che stavi controllando ieri sera prima di uscire frettolosamente è solo un processo di interpretazione, onde ‘per cui l’illetterato dice allo scrivano cosa voglia dire, lo scrivano scrive cosa intende e cosa gli par meglio debba essere accaduto, il lettore del destinatario interpreta per conto proprio, e il destinatario illetterato a sua volta deforma, indotto a cercare criteri interpretativi nei fatti a sua conoscenza’ (U. Eco)…”
Basta così Lupen, prima che mi scoppino le cervella! Non voglio sentire altro.
“Adesso che fai, ti alzi dal letto e magari pensi anche di uscire senza preparare uno straccio di cena?”
No, vado solo a pisciare, ho la prostata stragonfia dei tuoi discorsi filosofici, posso? Tu mi permetti vero?
“Sì certo George, ti è con-cesso, ma non pensare di sottrarti ai tuoi doveri di oste, altrimenti anch’io posso tirarti qualche brutto scherzo e farla fuori della tazza.”
Ma che schifo! Dimmi che non lo farai Lupen, ti prego.
“Certo che no, ma ti avviso che la macchia d’inchiostro sulla tesi del malcapitato è quanto accaduto, mentre cercavo di correggere il suo elaborato per trarne una lettura accettabile. Che posso farci se quell’idiota mi sbaglia la punteggiatura?”
Ecco qua, abbiamo qui un gatto che si spaccia per professore dei miei stivali.
“No George, per favore non essere offensivo, quello di cui parli è un altro gatto.
Dovresti saperlo, personalmente indosso una livrea ‘nero su nero’, come dire ‘ton su ton’ che altri se la sognano. E se, come ti dicevo il nero sta bene su tutto’ per una volta fai in modo che anche la macchia d’inchiostro sull’elaborato di quel povero ragazzo passi inosservata, me lo prometti?”
Solo se adesso …
“No George, senza condizioni, promettilo e basta.”
Prometto.
“Del resto anche tu qualche volta commetti alcuni errori di punteggiatura, non è forse così?. Ieri ad esempio ero stato ‘tutta la mattina per aggiungere una virgola , a qualcosa che non era effettivamente efficace, e poi nel pomeriggio toglierla’, (O. Wilde), è così che vanno le cose di questo nostro mondo artato!”
Ma che fai Lupen, adesso controlli anche i miei testi?
“Potrei farne a meno ma, poiché ho riscontrato che nella tua complessità di antropico sei tutto un ‘errore’, mi sono detto beh perché no, visto che alla fin fine sai essere molto umano con me. Ti voglio bene George.”
Vieni qua, te ne voglio anch’io Lupen. Dai strofinati quanto vuoi ma non azzardanti a leccarmi il naso.

“Il solito burbero e per altro scorbutico.” – pensa Lupen ma che non dice.



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