Pubblicato il 10/12/2012 06:38:20
Cantico di Natale - (3) (mito e leggenda di una tradizione sempre viva)
(Testo originale della trasmissione omonima radiofonica scritto per “Studio A” della Radio Vaticana. Da “ANNO DOMINI”: Usanze e costumi di una tradizione – di Giorgio Mancinelli - Grafica e Arte Bergamo. Copyright 1989).
IV “...da Te verrammi colui che dee essere dominatore in Israele, e la generazione di Lui è da principio, dai giorni dell’eternità”.
(Michea V v.II – Antico Testamento)
E già le voci si rincorrono da una stanza all’altra festose nel fervore dei preparativi, lontane, sommesse: una chiama l’altra e un’altra ancora, fino a confondersi, come se giungessero dai ricordi. E come dietro i vetri appannati, ogni cosa si perde nell’irrealtà, per divenire oggetto di un desiderio che attraversa il tempo, che forse Natale vuol dire... il passato e il presente nell’affermarsi di antichi ritorni. L’infanzia che mai ci abbandona e che riporta la passata allegrezza, dove ognuno diventa personaggio dello scenario immaginario che s'apre al Natale. Allora fuori dalla finestra, il paesaggio, il piccolo borgo, la città merlata, il borgo medievale, sono il Presepe di ieri, di oggi, di sempre: alcune stecche di legno, qualche foglio di carta, i colori, le forbici, la colla, le puntine, ed ècco nasce un ruscello di carta stagnola, un ponte di sughero, un albero di stoppa, alcune case di cartone abbarbicate su finte montagne come sospese sotto un cielo racchiuso fra delle tavolette, dove la luna, muta, lascia il posto a una stella che brilla al di sopra di una profonda notte incantata:
“Questa notte, quando la luna spunterà la cambierò in moneta sonante. Ditelo pure se volete. Non m’importa che si sappia. Per quanto, essa sia un vecchio ricordo di famiglia”.
È questa una poesia di Jorge Guillén (1893-1984) che ho ritrovata in un vecchio diario che di tanto in tanto apro senza un vero perché, ma forse in segreto lo so, lo faccio per riappropriarmi del significato della festa che il Natale rappresentava per me, per risentire i suoi profumi, riempirmi gli occhi dei suoi colori e la testa di sogni, o forse, solo il cuore di mille piccole illusioni.
Natale vuol dire... ed ecco l’eco ritorna, e limpido, silenzioso, scorre il fiume della vita, che riporta sempre a un altro Natale di molto tempo prima, quando ancora Cat Stevens cantava “Morning has broken”:
“Morning has broken, like the first morning Blackbird has spoken, like the first bird Praise for the singing, praise for the morning Praise for the springing fresh from the world
Sweet the rain's new fall, sunlit from heaven Like the first dewfall, on the first grass Praise for the sweetness of the wet garden Sprung in completeness where his feet pass
Mine is the sunlight, mine is the morning Born of the one light, Eden saw play Praise with elation, praise every morning God's recreation of the new day
Morning has broken like the first morning Blackbird has spoken like the first bird Praise for the singing, praise for the morning Praise for them springing fresh from the world”.
L'alba è sorta. L'alba è sorta, come la prima alba / L'uccello nero ha cantato, /come il primo uccello, / Lodate il canto, lodate l'alba / Lodate la frescura che sorge dal mondo. / Dolce cade la nuova pioggia, luce dai Cieli, / Come la prima rugiada, sulla prima erba, / Lodate la dolcezza del giardino umido / Che nasce già completo dove i Suoi piedi si posano. / Mia è la luce del sole, mia l'alba, / Nata dall'unica luce che l'Eden vide giocare, / Lodate dal cuore, lodate ad ogni alba / La nuova creazione divina del nuovo giorno. / L'alba è sorta, come la prima alba / L'uccello nero ha cantato, come il primo uccello, / Lodate il canto, lodate l'alba / Lodate la frescura che sorge dal mondo.
Entrata, seppure solo di recente, nella tradizione inglese delle ‘Carols’ natalizie, la riascolto aspettando che il giorno dell'Avvento, nella ‘speranza’ che il Natale ritrovi infine un suo posto nel mondo a completamento del mosaico di ‘pace’ che noi tutti andiamo componendo. I più giovani mi scuseranno se nelle mie parole troveranno un tono un po’ malinconico e un po' 'nostalgico'; che posso farci, è colpa dell'età. Solo perché, tutto sommato, un po’ di anni ce li ho e l’infanzia che mi porto dietro, mi torna a volte all’orecchio e mi fa riascoltare vecchie melodie e canzoni che non ho mai dimenticato. Come questo ‘gospel’ ad esempio, eseguito dal vivo proprio a ridosso delle feste in tutto il mondo, dal gruppo degli Up With People: “What color is God’s skin?” di Thomas Wilkes e David Stevenson, portata al successo dagli Up With The People, un gruppo formato da bambini di tutte le razze, e che in qualche modo, mi riconcilia con questa umanità così diversa e così uguale, con le stesse speranze e le stesse disillusioni:
“Good night I said to my little son so tired out, when the day was done. Then he said as I tucked him in, ‘Tell me Daddy, what color is God’s skin?’ I said it’s black, brown it’s yellow, it’s red, it is white every one’s the same in the good Lord’s sight. He looked at me with those shining eyes. Well I knew, that I Could tell no lies. When he said ‘Daddy, why do the different races fight, Il we’ve the same in the good Lord’s sight?’ Son, that’s part of our suffering past but we whole human family is learning at last. That the thing we missed on the road we trod. Was walking as the daughters and the sons of God. Yes, every one’s the same in the Good Lord’s sight”.
Di che colore è la pelle di Dio? Buona notte dissi al mio bambino / tanto stanco quando il giorno finì. / Allora chiese: "Dimmi, papà, / la pelle di Dio che colore ha?"/ Di che color è la pelle di Dio? / E' nera, rossa, gialla, bruna, bianca, perché / lui ci vede uguali davanti a sé. / Lui ci vede uguali davanti a sé. / Con l'occhio innocente egli mi guardò, / mentire non potevo quando domandò: / "Perché le razze s'odiano, papà, / se per Dio siamo una sola umanità?" / "Questo, figliolo, non continuerà, / l'uomo al fine imparerà / come dobbiamo vivere noi / figli di Dio da ora in poi." / Si, perché ognuno è uguale / Agli occhi di Dio.
Se Natale vuol dire speranza di pace, volersi un po’ più di bene, allora l’amore è parte della memoria occulta del mondo, o forse è una bella fiaba che sentiamo raccontare da sempre, e che in fine, questo nostro mondo continuerà a girare, almeno finché ci sarà amore. Ed ecco, infatti, che dietro l’esperienza di una vita passata alla ricerca di significati, di dare un senso alle cose, ai gesti, alle parole, posso oggi apprezzare quella che ritengo sia la festa più bella dell’anno, festa dell’incontro e dell’amicizia, una festa d’amore da condividere con gli altri.
Guarda! Già il tuo Presepe s’illumina, s’accendono a cento a mille le candele sugli alberi. Attraverso le tue finestre s’intravede gente festose che si scambia auguri, baci, sorrisi, regali... è questo il tuo Natale d’amore. Natale vuol dire... esultanza, e lassù, in alto, le stelle illuminano la notte del tuo Presepe, che danzar sembra vederle. Guarda il passante che s’attarda freddoloso lungo la via, che si ferma davanti alle vetrine illuminate, che affolla i negozi in cerca di un suggerimento per i prossimi regali. Perché Natale vuol dire...il piacere di un dono, il prestigio di un regalo sapientemente scelto, ma anche di un biglietto d’auguri, o una telefonata a una persona cara o lontana. Tutto allora può servire allo scopo:
“Pensa quattro parole, scrivile su un biglietto, allegalo a una musica che sò, a un disco strenna, e resta ad ascoltare. Presto la musica si leverà nell’aria e porterà il tuo messaggio sulle note di un violino, o forse di una celesta, in un concerto di voci o nell’insieme di una grande orchestra. E il tuo Natale si trasformerà in una festa”.
Guarda il barbone che non ha nessuno, che ha freddo e non sa dove andare a dormire, anche per lui è Natale. E se ti capita di ascoltare le ‘ciaramelle’ di uno zampognaro, sappi che anche per lui Natale vuol dire...ch’è un giorno di festa, che il suono del suo strumento è ben accetto alle orecchie di Dio, che ci ha creato in tanti, proprio per non farci sentire soli. E se nel cielo scorgi una stella, afferrala, come il sole e la luna accendila, ti servirà per illuminare la tua notte, e gli astri a profusione ripeteranno all’eco il tuo messaggio d’amore, per un mondo migliore. Scritta nel 1971 da John Lennon e la moglie Yoko Ono, “Happy Xmas” (War Is Over) è una canzone di protesta contro la guerra in Vietnam; i bambini del sottofondo fanno parte dell’Harlem Community Choir:
“So this is Christmas And what have you done Another year over And a new one just begun And so this is Christmas I hope you have fun The near and the dear one The old and the young A very merry Christmas And a happy New Year Let’s hope it’s a good one Without any fear
And so this is Christmas For weak and for strong For rich and the poor ones The world is so wrong And so happy Christmas For black and for white For yellow and red ones Let’s stop all the fight A very merry Christmas And a happy New Year Let’s hope it’s a good one Without any fear.
And so this is Christmas And what have we done Another year over And a new one just begun And so this is Christmas I hope you have fun The near and the dear one The old and the young A very merry Christmas And a happy New Year Let’s hope it’s a good one Without any fear War is over If you want it War is over Now…”
Buon Natale. E così è arrivato il Natale, / e tu cosa hai fatto? / Un altro anno se n’è andato / e uno nuovo è appena iniziato. / E così è Natale, / auguro a tutti di essere felici / alle persone vicine e a quelle care / ai vecchi ed ai giovani. / Buon Natale / e felice anno nuovo. / Speriamo sia un buon anno / senza timori né paure. / E così è Natale, / per i deboli ed i forti, / per i ricchi ed i poveri, / il mondo è così sbagliato. / E così è Natale, /per i neri ed i bianchi, / per i gialli ed i rossi, / smettiamola di combattere. / Buon Natale / e felice anno nuovo. /Speriamo sia un buon anno / senza timori né paure. / E così è Natale, / con tutto quello che è successo. / Un altro anno se n’è andato / e uno nuovo è appena iniziato. / E così è Natale, / auguro a tutti di essere felici / alle persone vicine / e a quelle care / ai vecchi ed ai giovani. / Buon Natale / e felice anno nuovo. / Speriamo sia un buon anno / senza timori né paure. /La guerra è finita / Se tu lo vuoi / La guerra è finita / La guerra è finita, adesso.
Ed ecco! Il dono che avevo in serbo per Te e per tutti Voi è giunto appena in tempo: facciamo anche noi in modo di poter cantare un giorno ‘la guerra è finita’ nel mondo e uniamoci al coro, con Leonard Cohen in questo straordinario “Hallelujah”:
"Now I've heard there was a secret chord That David played, and it pleased the Lord But you don't really care for music, do you? It goes like this The fourth, the fifth The minor fall, the major lift The baffled king composing Hallelujah
Hallelujah , Hallelujah Hallelujah, Hallelujah
Your faith was strong but you needed proof You saw her bathing on the roof Her beauty and the moonlight overthrew you She tied you To a kitchen chair She broke your throne, and she cut your hair And from your lips she drew the Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah Hallelujah, Hallelujah
You say I took the name in vain I don't even know the name But if I did, well really, what's it to you? There's a blaze of light In every word It doesn't matter which you heard The holy or the broken Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah Hallelujah, Hallelujah
I did my best, it wasn't much I couldn't feel, so I tried to touch I've told the truth, I didn't come to fool you And even though It all went wrong I'll stand before the Lord of Song With nothing on my tongue but Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah Hallelujah, Hallelujah"
Ho sentito che c’era un accordo segreto / Che David suonava, e piaceva al Signore/ Ma non è che ti interessa la musica, vero? / Fa così / La quarta, la quinta / Minore diminuita, maggiore aumentata / L’imperscrutabile re compone l’Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah Hallelujah, Hallelujah
La tua fede era forte / ma avevi bisogno di prove / L’hai vista farsi il bagno sul tetto / la sua bellezza e la luce della luna ti sconfissero / Ti ha legato / alla sedia d’una cucina / Ruppe il tuo trono, / e tagliò i tuoi capelli / E dalle tue labbra delineò l’Hallelujah Hallelujah, Hallelujah Hallelujah, Hallelujah
Dici che ho preso il nome invano / Non lo conosco neanche il nome / Ma se lo conoscessi, bè, davvero, / cosa significa per te? / C’è un incendio di luce / In ogni parola / Non importa quale hai sentito / L’Hallelujah santo o quello stentato Hallelujah, Hallelujah Hallelujah, Hallelujah Ho fatto del mio meglio, non è stato molto / Non riuscivo a “sentire”, / così ho provato a toccare / Ho detto la verità, / Non sono venuto a raggirarti / E anche se / Fosse stato tutto sbagliato / Starò dritto davanti al Signore della canzone / Solo con l’Hallelujah nella mia bocca Hallelujah, Hallelujah Hallelujah, Hallelujah
Auguri vivissimi a tutti per un Felice Natale e un migliore Anno Nuovo.
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