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Black Nights - in collaborazione con Cineuropa News

Argomento: Cinema

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 17/11/2023 15:53:18

BLACK NIGHTS 2023 Concorso - In collaborazione con Cineuropa News

Emma Dante • Regista di Misericordia
“Questa storia nasce nel buio e nell’oscurità del teatro, su un palcoscenico molto vuoto”.

Articolo di Davide Abbatescianni
15/11/2023 - La regista teatrale e cinematografica siciliana ci ha raccontato la gestazione del suo ultimo progetto, partorito dall’omonima opera teatrale del 2020.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Emma Dante, di ritorno dall’anteprima internazionale del suo ultimo lungometraggio Misericordia, selezionato nel concorso principale del Tallinn Black Nights Film Festival di quest’anno. Con la regista palermitana, abbiamo ripercorso la produzione del film ed in particolare alcune delle sue principali scelte tecniche e artistiche.
Cineuropa: Proprio come Le sorelle Macaluso [+], anche Misericordia è l’adattamento cinematografico di una sua opera teatrale. Che tipo di necessità l’ha spinta a riesplorare questa storia tramite il mezzo cinematografico?
Emma Dante: In effetti, questa storia nasce nel buio e nell’oscurità del teatro, su un palcoscenico molto vuoto, con soltanto quattro personaggi, ovvero Arturo e le tre madri. Avevo voglia di sapere quale potesse essere la sua collocazione spazio-temporale. Avevo il desiderio di conoscere i volti degli altri personaggi che nello spettacolo venivano solo evocati, come il padre che uccide la madre all’inizio ed il resto della comunità che nel film finalmente trova una corporalità, una fisicità nelle donne, nei bambini, negli animali… Volevo saperne di più. Per questo ho trasportato la storia al cinema.
Soffermandoci sul rapporto tra scrittura teatrale e cinematografica, mi chiedevo quali ostacoli ha dovuto affrontare per dipingere un mondo così estremo e al contempo realistico e, a mio avviso, dotato di un po’ di elementi di realismo magico.
Intanto, devo dire che mi sono fatta aiutare da due co-sceneggiatori – i quali sono anche scrittori – ovvero Elena Stancanelli e Giorgio Vasta. Mi hanno aiutata a distogliere lo sguardo dal teatro per andare invece verso una scrittura più cinematografica. Abbiamo lavorato su questo contrasto tra la verità di questi corpi e di queste donne ferite e mercificate e la magia ed il sogno di Arturo. In fondo, il film è un po’ visto dai suoi occhi. È come se questa storia la vedesse un bambino, perché Arturo in realtà non è mai cresciuto. Sono partita un po’ dall’idea di raccontare una favola. Ci sono degli elementi molto onirici, delle atmosfere che rompono il realismo di questo borgo fatto di capanne e fango.
Spostandoci sull’argomento casting, che tipo di qualità ha cercato per i ruoli di Arturo, Betta, Nuccia ed Anna?
Il cast è opera del mio casting director ma voglio sottolineare che il film arriva così com’è soltanto perché ci sono tante voci autoriali che lo aiutano. Per esempio, è importante citare il lavoro svolto con la direttrice della fotografia Clarissa Cappellani. Questa luce e questi paesaggi li dobbiamo a lei. Emidia Frigato, invece, ha ricostruito di sana pianta il borgo in una riserva naturale che si trova nel trapanese. Maurilio Mangano ha lavorato sulla ricerca dei volti di questi attori. Arturo è interpretato da un danzatore, lo stesso del mio spettacolo. Simone Zambelli è il trait d’union tra queste due storie, raccontate con linguaggi diversi. Lui è fondamentale perché è il portatore sano di Arturo. O forse anche “insano”, direi! (ride)
Le tre madri sono interpretate da attrici diverse da quelle dello spettacolo e sono molto diverse tra di loro perché ricoprono, in qualche maniera, i ruoli di questa famiglia non tradizionale. Ho cercato le loro diversità per sottolineare la completezza di questa famiglia. Mi serviva che questa famiglia fosse “abitata” e formata da persone diverse. Per esempio, Anna, si aggiunge alla fine ed è la giovane madre, la madre più “amico” d’Arturo e tra di loro si instaura un rapporto che sembra quasi tra due amici, tra due maschi. È una specie di Lucignolo, ma anche una fata. È una madre che riesce a coprire un ruolo più legato alla giovinezza. Le altre due sono più “strutturate”, anche perché crescono Arturo dall’inizio della sua vita. In ogni caso, si tratta di una famiglia non tradizionale, dove non ci sono legami di sangue ma una fortissima componente d’amore e d’alleanza.
Potrebbe parlarci del lavoro svolto con il compositore Gianluca Porcu? Inoltre, cosa l’ha portata a scegliere Avrai di Claudio Baglioni?
La musica è arrivata prima di fare il film perché Porcu, ad un certo punto, mi ha mandato questo disco che aveva appena inciso. Qui c’erano alcune musiche che lui ha poi riformulato e ricomposto per Misericordia. In queste musiche c’era qualcosa che richiamava un motivetto della colonna sonora di Pinocchio di Fiorenzo Carpi [ndr, il compositore dello sceneggiato televisivo del 1972 Le avventure di Pinocchio, diretto da Luigi Comencini]… Le sentivo giuste per questa storia. Per me, in fin dei conti, Arturo nasce un po’ come un burattino di legno, nasce “difettoso.” […] Avrai, invece, è legata ad un trascorso personale ed è la canzone che ho fatto sentire a mio figlio quando lui è arrivato a casa [ndr, la regista ha adottato un bambino nel 2017]. È stata la prima canzone che gli ho fatto sentire e della quale si è innamorato. Contiene un futuro semplice che dà speranza e per me è la chiave di tutto.

“MISERICORDIA” un film di Emma Dante
Sicilia, un piccolo borgo marinaro di casupole in pietra grezza, in mezzo a rifiuti e rottami. Alle spalle una montagna maestosa. Qui nasce e cresce Arturo, figlio della miseria e della violenza, qui muore la sua mamma mettendolo al mondo. Betta, Nuccia e la giovane Anna, prostitute come lo era sua madre, se ne prendono cura come se fosse un figlio, nella misericordia di un amore disperato fatto di carezze e insofferenza, crudeltà e tenerezza. Ormai Arturo ha 18 anni, in alcuni momenti sembra un bambino, in altri vecchissimo. È nato difettoso, si muove in modo strambo, partecipa al mondo con un animo diverso. Guarda alle persone intorno a sé come alla montagna che scala: senza paura. È un invisibile fra gli invisibili e deve combattere, come tutti a Contrada Tuono, per la sopravvivenza, ma il suo sguardo puro e diverso porta con sé la speranza.

Sceneggiatura: Emma Dante, Elena Stancanelli, Giorgio Vasta
Cast: Simone Zambelli, Simona Malato, Tiziana Cuticchio, Milena Catalano, Fabrizio Ferracane, Carmine Maringola, Sandro Maria Campagna, Marika Pugliatti, Georgia Lorusso, Rosaria Pandolfo
fotografia: Clarissa Cappellani
montaggio: Benni Atria
scenografia: Emita Frigato
costumi: Vanessa Sannino
musica: Gianluca Porcu
produttore: Marica Stocchi
produttore esecutivo: Gianluca Arcopinto, Marcello Mustilli
produzione: Rosamont, RAI Cinema

Recensione: Misericordia di Vittoria Scarpa.

10/11/2023 - Con il suo terzo lungometraggio, che ritrae una realtà crudissima, intrisa di povertà, ignoranza e violenza sulle donne, Emma Dante conferma tutta la sua forza espressiva La madre di Arturo era bella e giovane, è stata riempita di botte quando suo figlio era ancora nella pancia ed è morta poco dopo averlo messo al mondo. È un incipit scioccante quello di Misericordia , il nuovo lavoro per il cinema di Emma Dante: un brutale femminicidio dà il La a tutto il degrado e la miseria umana a cui andremo ad assistere nei successivi 90 minuti. Dopo l’esordio nel 2013 con Via Castellana Bandiera (Coppa Volpi a Venezia per la protagonista Elena Cotta) e il ritorno sul grande schermo nel 2020 con Le sorelle Macaluso [+] (Premio Pasinetti e Premio Lizzani, sempre alla Mostra di Venezia, e 5 Nastri d’Argento), la stimata regista di teatro e drammaturga palermitana ha presentato in anteprima internazionale in concorso al Festival Black Nights di Tallinn – dopo la sua anteprima mondiale a Roma, alla 18ma Festa del Cinema nella sezione Special Screening – il suo terzo film, tratto dalla sua omonima pièce teatrale e sceneggiato con l’aiuto di Elena Stancanelli e Giorgio Vasta. Un racconto sanguigno, viscerale di una realtà crudissima, intrisa di povertà e ignoranza, dove le donne sono sfruttate e violentate, in tutte le accezioni possibili. E dove Arturo, mentalmente menomato dalla nascita e rimasto puro come un bambino, rappresenta l’unica speranza.
“Lo riempirei di pugni e di baci” è la battuta che sintetizza l’amore/odio che questo giovane sfortunato – che oggi ha 18 anni, non parla e non sta fermo un attimo – suscita in chi lo accudisce. Siamo in Sicilia, in un piccolo borgo marinaro composto da baracche e casupole scrostate, in mezzo a rottami e rifiuti, e sovrastato da una montagna maestosa da cui ogni tanto precipita qualche roccia. Rimasto orfano, Arturo (Simone Zambelli, professione ballerino, protagonista anche in teatro) oggi ha due madri, Betta (Simona Malato) e Nuccia (Tiziana Cuticchio), due prostitute agli ordini del disgustoso Polifemo (Fabrizio Ferracane) che, fra carezze e insofferenza, si prendono cura del ragazzo e litigano violentemente fra di loro per qualsiasi sciocchezza. La giovane Anna (Milena Catalano), una nuova “lavoratrice” per cui gli uomini del posto si mettono a fare la fila, si unisce a questo disgraziato foyer: le madri di Arturo diventano tre. E insieme, lo proteggono dall’inferno che hanno attorno e che lui non riesce a vedere.
Non è un film che ti mette a tuo agio, questo Misericordia. Il malessere è palpabile in ogni scena, sia esso fisico o morale: i piedi nel fango, l’acqua dentro casa, i corpi deformati dall’età, i volti truci degli uomini, lo squallore dei rapporti umani. Ma la forza espressiva di questa autrice così poco accomodante, che non teme di mostrare realtà sgradevoli, violenze, abusi su donne e persone fragili, raggiunge il suo culmine quando quella sgradevolezza trascolora nella possibilità di un futuro diverso, di salvezza, anche per chi sembrerebbe definitivamente spacciato. Complici le belle note di una celebre canzone di Claudio Baglioni dedicata a suo figlio, questa favola nerissima finisce per esploderti nel cuore. “Misericordia è il sentimento che voglio provare quando vedo un disgraziato, non devo avere pietà di lui ma sentire di condividere quella disgrazia”, ha dichiarato la nostra brava Emma Dante. E lo spettatore è invitato a fare lo stesso.




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