Pubblicato il 05/06/2015 16:44:54
- Com'eri buffo tu papà con quel veletto kitsch buttato addosso nell'ultimo ristretto spazio offrendo una visione di opaca e appena sbieca, ironica eleganza - giusto perché era stato tutto quanto all'improvviso - alzato e riseduto (ricaduto) troppo in fretta al ristorante tra le braccia della zia - come una pietà che all'incenso preferisca sorridendo il fumo ancora caldo dei tortellini - e dicono che come si è vissuti così poi ci è dato in destino di morire - viaggiando nel tuo caso - tu che borghesemente sempre in fuga poi restavi - pietà per tutti noi spaventosamente così ipocriti e pur sempre incondizionatamente fragili - con i vestiti cuciti addosso dal tuo fratello silenziosamente amato sarto che nel centro di Bologna per troppa ingenua vanità firmando le cambiali altrui era l'unico inquilino affittuario del palazzo - andavi e ritornavi dai tuoi viaggi incollati a una qualunque scusa anziano e segretamente stanco - l'odore confortevole di un cachemire in spirali d'aria e trousse di vecchio cuoio e lana e seta per partire, aromi ingialliti di un estremo libro e tutto un vivere che ho fatto, con accurati glifi, inutilmente mio -
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