C'era legna sulle nostre schiene,
la gola blu del toro,
quando viaggiavamo da Gangotri a Gomukh
per la via della speranza
fino al Ganga, nei tre cieli,
e giù, fino alla baia di Bengal.
Alle foreste di cedri abbiamo messo il vaso
acqua e rose alla fine della neve,
sul campo a benedire le sementi,
nello stesso punto, sotto al cuore.
Ci siamo allontanati
seguendo le linee della mano.
Alle pendici delle Ande c'è un riparo,
ripetevi
una terra sconosciuta, Yasunì..
Apri le mani e Vieni !
faremo sapone dalle bacche
masticheremo foglie colorate
fino ai reni giocheremo la rayuela
con le rane più piccole del mondo.
Tocca ! sanno di limone le formiche
e le scimmie fanno lana, più di tutto
a Yasunì
gli alberi camminano
sollevando le radici come braccia,
seguono la luce
per otto metri al giorno. All'infinito
i nostri dolori li mangeranno i funghi
a pasti brevi-
Anche se da lì non vedi fuori
c'è un riparo nuovo a Yasunì
e sulle nostre dita,
cresceranno come nidi braccia nuove
l'amore impiglierà nei rami
a piangere di gioia dove vuole.