Intervista condotta dalla poetessa e traduttrice libanese-brasiliana Taghrid Bou Merhi alla poetessa italiana Maria Teresa Liuzzo
Quando si parla di multiculturalità, di leadership letteraria e intellettuale, il nome di Maria Teresa Liuzzo emerge come una figura imprescindibile. Scrittrice, filosofa, giornalista e ponte culturale tra Oriente e Occidente, ha costruito un percorso straordinario fatto di parole, pensiero e visione. Con opere tradotte in oltre trenta lingue e un’attività instancabile nel campo editoriale, culturale e accademico, la sua voce è oggi simbolo di universalità. In questa intervista, esploriamo alcune tappe della sua ricca esperienza intellettuale e umana.
D. 1) Come è iniziato il tuo percorso letterario e intellettuale? Chi è stata la prima persona a credere nel tuo talento?
R. 1) Ero ancora una bambina e il primo a credere in me è stato il grande scrittore e avvocato Massimo Di Prisco, marito della duchessa Maria Piromallo, amico di tanti attori e registi conosciuti e apprezzati dal cinema internazionale come Vittorio De Sica, Federico Fellini e Roberto Rossellini. All’avvocato e scrittore Massimo Di Prisco ho dedicato la poesia “E sarà ancora estate”, mentre le altre due prime poesie scritte da me furono: “Il mondo nella mia anima” e “Solitudine”. Questi miei primi versi li fece leggere a Giulio Einaudi, suo grande amico, e figlio dell’intellettuale ed economista di fama mondiale Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica Italiana.
D. 2) Qual è stata la motivazione principale che ti ha spinta a fondare e dirigere la rivista “Le Muse”?
R. 2) La rivista fu fondata da me e da mio marito, il Prof. Paolo Borruto, giornalista, editore, scrittore, regista e produttore. Fu un suo omaggio affinché io potessi operare in modo libero e lontano dalle varie consorterie per dare risalto a quella che è la vera Cultura e ogni forma d’Arte.
D. 3) Scrivi in molti ambiti: poesia, filosofia, giornalismo, critica. Come riesci a conciliare tutte queste attività?
R. 3) Ho consacrato la mia vita alla cultura. Mi nutro spesso di parole, vocali, consonanti, virgole, apostrofi, parentesi, accenti e li seguo come se ognuno di essi avesse un corpo: dell’insieme ho fatto il mio esercito. Alla scrittura dedico ogni attimo del mio tempo e in ogni cosa che faccio c’è sempre un pezzo del mio cuore e della mia anima che offro a Dio e ai miei lettori sparsi per il mondo, che mi seguono e mi sostengono amorevolmente in tutto quello che scrivo, ma anche per la mia generosità, senso critico, di giustizia e per la trasparenza del mio lato umano, morale, etico e intellettuale. Mi sono occupata per anni degli emarginati, ho difeso i diritti dei carcerati- spesso innocenti- lottando contro le ingiustizie della vita che perpetuano senza vergogna (sfruttamento degli immigrati nei campi agricoli e non solo). Sono una grande sostenitrice della natura che sento viva, vegeta e Madre, in grado di dare vita persino ad una pietra quando dal suo cuore fa spuntare un filo d’erba. Soffro per quello che è accaduto in Amazzonia, le fiamme che hanno distrutto parte della sua foresta, minando il polmone verde del mondo. Ascolto e condivido il respiro di ogni singolo albero, il lacrimare delle piogge che lo bagnano, le cascate degli uccelli tra i suoi rami, tutto racchiuso in un rituale di vita e di morte. Lamenti che attraversano la memoria fustigandola, uncini che strappano la pelle con i suoi suoni onomatopeici. Le carestie, le recenti alluvioni che hanno messo in ginocchio l’India e parte del Bangladesh distruggendo abitazioni e piantagioni di cotone. In questa distanza che divide la notte io continuo ad ascoltare quel lamento di terre bagnate dal pianto dei popoli, soli a lottare contagiati dal verde sotto un riflesso opaco di luna e una vertigine di pioggia. Vivo da solitaria in una civiltà globale le amarezze della terra raccogliendo i linguaggi di tanti paesi. Bevo la luce antica del mare dove tutto vive nel silenzio; dove il seme viaggia col vento; uomo e natura sono un solo germoglio dove la materia affonda le proprie radici e si riproduce. Si edifica come un tempio antico nel ventre dell’assoluto. Nessuno trova il tempo per guardarsi intorno, altrimenti scoprirebbe che il vero paradiso è sulla terra. Basta pensare ad un albero singolare che vive in Amazzonia: il “calipso arcobaleno”. Credo che da una creazione così spettacolare si proietti la vera saggezza; così come nel raccogliere i linguaggi di tanti paesi sconosciuti e lontani ci fa sopravvivere ad ogni tempesta. Forse ci attende un nuovo Noè sotto l’albero dello “Spirito Santo” (Kupahùba) per esplorare la bellezza dell’eterno attraverso un viaggio antropologico che farebbe di ognuno di noi, un essere responsabile, lontano dal cancro del male, dal pozzo delle nebbie, e rendendo il nostro cuore divino.
D. 4) Con le tue opere tradotte in oltre 30 lingue, come vedi la responsabilità della parola nel rappresentare la cultura italiana?
R. 4) L’Italia, con Roma “Caput Mundi”, è stata la culla della civiltà, il regno di poeti, scrittori, filosofi, matematici. Proprio la Calabria dove io sono nata e cresciuta si chiamava Italia Prima, fu questa regione a forma di stivale che diede il nome all’Italia, ma rimase la Terra dei Miti con i suoi tremila anni di storia, arte e cultura nella terra dei giganti: Ibico, Pitagora, Nosside, Parrasio, Saffo, Talete, Campanella, Alvaro, Boccioni, Preti, Dulbecco, Maria Teresa Liuzzo, Monteleone, Calogero, Cilea, Versace (a cura di P. B.). I vari riconoscimenti mi hanno reso più responsabile come rappresentante dell’Italia nel mondo, in quanto le vere testimonianze e le conoscenze acquisite attraverso la lettura dei miei libri hanno appassionato i lettori oltre oceano, ho fatto di tutto per non deludere le loro aspettative.
D. 5) In che modo la tua formazione in psicologia e filosofia ha influenzato la tua visione della letteratura e dell’essere umano?
R. 5) Il nostro vissuto è la migliore dimostrazione che riusciamo a trasformare in parole l’amore vero verso il prossimo, i bisognosi, i soli, gli ammalati, i derelitti, i prigionieri, le vittime di guerra. Lo studio è necessario ma è il dolore della vita il migliore maestro. L’umanità siamo noi, e i versi sono i messaggeri della PACE e tutte le creature ne fanno parte.
D. 6) Hai una presenza significativa nei media internazionali. Come vedi il ruolo della scrittrice italiana nel panorama culturale globale?
R. 6) Forse questa domanda potrebbe essere una novità per qualcun altro, ma non per me che scrivo e pubblico da 55 anni, cioè da quando ero bambina su riviste letterarie nazionali. Pur non viaggiando i miei libri hanno camminato per me, sono stati le mie braccia e la mia bocca, la mia voce. Da oltre 40 anni, e quando i social non esistevano i miei libri erano arrivati in India, Oceania, America, Asia, Europa, Africa. Ho apprezzato molti scrittori arabi (che ritengo molto bravi) e ho avuto una fitta corrispondenza con la crema mitteleuropea. Sono stata prefata, presentata e tradotta dal grande poeta britannico Peter Russell, più volte candidato al Nobel per la Letteratura, da Athanase Vantchev De Tracy, altro Candidato al Premio Nobel per la Letteratura (2019) che ha tradotto in lingua francese il mio primo romanzo “…E adesso parlo!” e decine di poesie, Licio Gelli - candidato al Nobel per la Letteratura – ha recensito diversi miei libri di poesia e Maria Luisa Spaziani che mi ha letto e recensito sin dalla prima opera (Radici-Poesia dell’infanzia), anche lei candidata al Nobel per la Letteratura. Si è interessato alle mie opere persino il grande editore di Chicago Thomas Fleming che mi scrisse: “Lascio a te la fiaccola della Magna Grecia” dopo averlo ripetuto più volte al suo grande amico e poeta Peter Russell. Non sono delusa perché sono stata apprezzata dagli addetti ai lavori e da migliaia di lettori da tutto il mondo.
D. 7) Sei Presidente dell’Associazione artistica “P. Benintende”. Qual è, secondo te, il ruolo dell’arte nella formazione dell’identità culturale?
R. 7) L’arte è il centro della vita, l’universo intero, il terzo occhio del mondo. Appassionata di musica lirica ho avuto l’occasione di conoscere i più grandi artisti del mondo da Maria Callas, Luciano Pavarotti, Mario Del Monaco.
D. 8) Secondo te, i premi e i riconoscimenti letterari rendono veramente giustizia agli scrittori?
R. 8) Non credo nei premi letterari di oggi, destinati spesso, a chi meno li merita. Non sono i premi gettati come pula al vento, assegnati senza alcuna autorità né consapevolezza a definire grande uno scrittore ma le sue opere. Saggi, recensioni e prefazioni di illustri nomi di critici di indubbia onestà morale e intellettuale battezzano il poeta o lo scrittore di successo. La scrittura deve essere autentica, intelligente, che coinvolge l’esistenza e la società. Come diceva Peter Russell: “I poeti sono i legislatori dell’umanità”. La poesia analizza il legame tra senso e non senso, tra ombra e luce, tra vita e morte e li descrive così come sono nella realtà senza stravolgere il senso al di là di ogni suo interesse esistenziale ed ontologico, (linguaggio giuridico e letterario). Non siano passi d’aria nell’esplorare antico e moderno. I veri poeti scarseggiano, sono sempre di meno, anche di fronte a queste rivoluzioni di poeti e scrittori autoreferenziali tra manipolazioni e caos di linguaggi. Da improvvisati ed egoisti, quali sono, non sanno che ogni verso nasconde un segreto che non sempre insegna ma aiuta a capire, senza smarrire l’identità regionale della parola affinché sia la voce dell’esistenza e mai della separazione.
D. 9) Hai scritto sull’umanità, sull’utopia, sull’ombra e sulla luce... Qual è il tema a te più caro fra tutti?
R. 9) Il tema a me più caro rimane quello umano: l’uomo al centro dell’universo. Il sogno è necessario per farci vivere e superare il male pernicioso della realtà in cui viviamo, ma senza la luce del nostro cuore morirebbero le parole, le attese per lasciare spazio al dolore e a una convivenza estremamente distopica, come quella di oggi.
D. 10) Quali difficoltà hai affrontato come donna intellettuale e pensatrice in un ambito letterario spesso competitivo?
R. 10) Credo poco nella giustizia terrena ma molto in quella divina, Non mescolo il sacro con il profano, mi piace volare da sola, non essere parte del gregge, né strisciare come i serpenti in cerca di approvazioni. Ho molta esperienza della vita. Il dolore e la vita mi hanno reso più forte, perché più crepe hanno aperto più luce mi è arrivata. La competitività non deve essere una guerra, ma deve arricchire gli animi, senza cercare di occultare i talenti con bugie, prepotenze o potere illegittimo che le è stato dato solo per fare numero. La mia forza deriva dalla verità per la quale vivo e sono pronta a morire. Ma la realtà è diversa da quella virtuale, che continua a divorare l’innocenza della bellezza sostituendola con l’orrore.
D. 11) Come scegli i testi o gli autori stranieri da tradurre in italiano? Quali sono le sfide nella traduzione di testi appartenenti a culture diverse, come quella araba o asiatica?
R. 11) Ci tengo a chiarire che sono quasi sempre gli autori a inviare le loro opere per essere tradotte, autori a me sconosciuti. Leggo i loro contenuti, vivo le loro emozioni e le traduco se incontro un humus letterario e soprattutto umano.
D. 12) Cosa rappresenta per te il concetto di “pace culturale” in un mondo attraversato dai conflitti?
R. 12) La tua è una bella domanda e non riesco a immaginare una “pace culturale” dove la “guerra culturale” è più feroce del genocidio di Gaza e delle feroci tempeste che colpiscono forte al cuore già provato della terra. Non ci può essere “pace culturale” dove la forza del diritto soccombe dinanzi al diritto della forza, (P. B.) finché ci sono in giro persone - lupi travestiti da agnelli - che operano nella menzogna pur di apparire. Questi personaggi, oscuri, vorrebbero neutralizzare il bello, il sacro, il vero, ma sono soltanto l’ombra di se stessi. Forse, chi parla di cultura ha dimenticato la saggezza, l’amore, la fratellanza tra i popoli e non la corsa a imminenti vittorie ottenute con concorrenze sleali. Lo studio è rinuncia e sacrificio, non di certo uno spettacolo circense.
D. 13) Qual è stato il momento di successo che ti ha lasciato il segno più profondo nel cuore?
R. 13) Tutti i successi sono come figli, una madre non saprebbe e non dovrebbe scegliere. Sono i fiori di un prato che le lacrime di commozione innaffiano ad ogni ricordo indelebile. Forse il segno più profondo lo ha lasciato un’importante Associazione designandomi Benefattrice dell’Umanità.
D. 14) Come contribuisci a scoprire e sostenere nuovi talenti? Quali qualità cerchi nelle voci emergenti?
R. 14) I nuovi talenti sono rari. Li riconosci dalla loro umiltà, non conoscono l’arroganza del potere. Sono generosi, empatici nella loro solitudine. Scrivono senza pretese e non per superare gli altri, ma per dare il loro contributo alla letteratura.
D. 15) Come direttrice delle pubbliche relazioni e corrispondente internazionale, quanto è importante oggi la diplomazia culturale?
R. 15) La diplomazia è sempre stata importante per una civile convivenza, è indispensabile quando ci sono interessi comuni per il bene della società etica, morale e culturale.
D. 16) Come vedi il futuro della letteratura nell’epoca della diffusione digitale?
R. 16) La diffusione digitale se da un lato è stata importante per l’altro è stata deleteria, in quanto si fa abuso e non uso. Ognuno cerca di sovrastare l’altro. Molti sono spietati e cercano di emergere ad ogni costo con la convinzione di “seppellire” gli elementi autentici per fare prevalere la loro presenza che non è altro che un pacco ingombrante e misero agli occhi dei veri cultori del bello e del sacro.
D. 17) C’è un nuovo progetto a cui stai lavorando attualmente e che vorresti condividere con i tuoi lettori?
R. 17) Progetti in cantiere che ne sono tanti ed anche importanti, ma saranno piacevoli soprese per i miei lettori quando le opere saranno realizzate, se Dio vuole.
D. 18) Come riesci a mantenere viva la tua passione per la scrittura nonostante i tanti impegni e responsabilità?
R. 18) Ripeto ancora una volta che scrivo per non morire, non cerco applausi. La scrittura è la mia famiglia, la pace, il mio appuntamento con l’ignoto, il tempio del mio dolore e della mia consolazione, la speranza, la fede, la foresta delle emozioni dove le stelle sono scintille che accendono il sangue e riscaldano il cuore.
D. 19) Nel cammino di ogni pensatrice o creativa, ci sono parole che, seppur ascoltate o lette per caso, diventano luce guida o principi indelebili.
C’è una frase che hai letto in un libro, o ascoltato da qualcuno, che ti ha colpita profondamente al punto da farla diventare un riferimento costante nel tuo modo di vivere e di relazionarti con gli altri?
Qual è questa frase? E perché è rimasta impressa così profondamente nel tuo cuore?
R. 19) Ci sono frasi che sconvolgono o toccano il cuore, ma mai e poi mai avrei “lavorato” o scritto frasi di altri. Ogni parola che ho scritto e vissuto è carne del mio corpo, sangue delle mie vene e respiro della mia anima. Il mio motto è donare, non coniugo il verbo pretendere o assimilare. Sono me stessa e tale rimango.
D. 20) Sei membro di istituzioni culturali e accademiche prestigiose come il Sirius Media Group, WOW e il Senato Accademico della Leibniz University. Quanto ritieni sia importante, per una scrittrice, essere coinvolta nei movimenti istituzionali e intellettuali?
R. 20) È bello essere amati, raggiunti da persone di cultura, ma anche seri con obiettivi onesti. Sono felice di essere letta e di essere utile ai loro progetti che condivido e cerco di dare il meglio di me stessa, con tutto il cuore.
D. 21) Hai una presenza molto ampia su riviste e siti internazionali, dall’Uzbekistan al Messico, dal Vietnam alla Danimarca. Come ha influenzato questa diversità geografica e culturale la tua voce letteraria? Ti sei mai sentita una “scrittrice oltre i confini”?
R. 21) È importante per me essere presente per costruire qualcosa di utile, di umano, di bello e duraturo nel tempo. Guardo tutte le cose con umanità, a volte, per chi possiede una particolare sensibilità- non è difficile sentire battere il cuore di una pietra che si stringe in una mano. Oggi come ieri mi sento cittadina del mondo perché la scrittura, quella vera, non ha confini geografici né culturali se l’intento è raggiungere la pace, un sogno difficilmente realizzabile. Credo di essere stata da sempre “una scrittrice oltre i confini”. Con gli scrittori, editori, artisti abbiamo sempre edificato senza rincorrere poteri di gloria, ma per il bene del progresso.
D. 22) Hai scritto centinaia di articoli di critica letteraria e artistica, e curi una rubrica poetica intitolata Miosòtide – Non ti scordar di me.
Quanto ritieni sia importante documentare e archiviare le voci poetiche in un’epoca che tende a dimenticare velocemente?
R. 22) Quello in cui credo non va mai dimenticato, la carta brucia, la memoria semina e arricchisce. Credo nei miei lettori, nelle biblioteche, ovunque ci siano i miei libri e riviste che hanno rappresentato e unito il cuore dei lettori dei cinque continenti, ancora prima che ci fossero le piattaforme social.
D. 23) Hai scritto di tematiche esistenziali come L’ombra non supera la luce e Eutanasia d’utopia, e recentemente hai pubblicato Non seppellitemi viva.
Vedi la scrittura come uno strumento di liberazione interiore o come una forma di resistenza?
R. 23)Liberazione e resistenza, pur essendo due cose diverse hanno in comune l’intensità. La scrittura è testimonianza e testamento per i posteri.
D. 24) Le tue opere sono state tradotte in decine di lingue e hai collaborato con figure letterarie di tutto il mondo.
Tra queste esperienze di traduzione, c’è stato un dialogo culturale che ha segnato una svolta nel tuo percorso o ha cambiato la tua visione del mondo?
R. 24) Il mondo lo cambia il nostro modo di pensare, io sono una persona molto positiva e anche dal male ho tratto il bene (con sacrificio e volontà ferrea). Il mondo siamo noi, per questo la collaborazione è indispensabile, ma non tutti accettano sacrifici né la verità. Amano le cose facili, di scarso valore.
D. 25) Qual è la domanda che non ti ho posto e che avresti voluto ricevere? E quale sarebbe?
R. 25) Per esempio se sono felice e quanto tempo dedico a me stessa. Felice lo sono nella mia famiglia con un figlio che adoro e un cagnolino che è la mia compagnia e la mia gioia. Sono una persona molto amata perché so vivere e comprendo l’animo umano, molto fragile. Quanto il tempo che dedico a me stessa non è mai esistito e so che quando passa non ritorna. Se fosse possibile risponderti ti direi: “Ferma questo tempo che mi fa impazzire!”. È l’unica cosa con la quale non posso competere.
Maria Teresa Liuzzo
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