A mia nonna
Ho voglia di lesso e pearà.
Erano il segno della stagione autunnale
Nella mia infanzia fatti da mia nonna
Che da sempre aveva ristorante
E mi raccontava favole di uomini con i baffi
E l’ambiente della sua osteria,
Era il tempo dei melograni
Di quando sempre nevicava alla festa dell’antica fiera di Cavalcaselle
In novembre,
La corsa podistica, i bivacchi sul colle San Lorenzo, l’esposizione delle macchine agricole e il mercato.
Non c’è piu’ la neve da tempo
E neanche tu ad insegnarmi a fare il vino con il grappolo d’uva
Nel passaverdura. Mentre mi pare ancora di annusare dietro l’angolo
Il profumo delle tue trippe
E ti vedo far colazione con vino, brodo e formaggio grana.
Serenità raggiunta dopo un delirio di vita
Amo ancora così ricordarti e vederti apparire
Tra le pieghe del legno di noce della tua tavola da rispetto
Arrivata sino a me e che mi racconta
Della tua favola, del lesso e della pearà
Che facevi con il midollo e del risotto con i funghi, il castagnaccio
E della procedura del brodo, che durava due giorni,
Inondando la tua cucina
Di profumi di gioia. Autunno d’una volta.
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