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E a me che mi fissi
ricordo che ogni sentimento
l’ammaritai al fatto d’anni or sono
sì tanto da ricontar ogni mossa nella mente
da farmi male le dita della mano
Ogni forma provai
fino a rammentar più forte “è tardi ormai”
ed era notte il nero che vedevo
nello spaccar miocuòre sui pensieri
versarvi vino addosso
allegrezza oppure riso
e ricontare tutto, tutto, tutto
sentendo la macchia di sangue sott’a lui
come foss’altro che fiori nati male
e compatire loro
mica lui
E compatirli. Loro, mica lui.
Io feci ogni cosa
dopo
ed ogni cosa se ne venne a punto
per quanto fu mia parte almeno
Ma mi resta questo viso
in fronte al quale sto
e l’impegno d’affogarvi un poco
giorno a giorno
ancora dento un poco e un poco
(Non abbassar di ciglia, né passo indietro, o scarto)
Sono i miei occhi a dirmi “ancora c’è qualcosa”
gli occhi che ho didéntro
Che qualcuno poggi mano dove mai non sento male
Io ricambiai l’odio suo con l’odio
nello stesso registro di suo spreco
sì da cancellarlo in faccia a questo mondo
ma alcun vedo voltàrsivìa in avanti
e giàscordàre
già camminare altrove in orma dei suoi passi
e altrove vedo la ferita mia
rossa su cuori altrui e calda come vita
così
volto contro volto
nel vicolo cieco che conduce a fossa
si conta il tempo guardandoci il respiro
e null’altro ci si move
se non alle tempie il sangue
Il giorno che verrà è già venuto
ma perso non è il tempo
tempo non è perso
usar de falce a pareggiar lo campo
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(Esiste momento ad ogni cosa. Cheto ristatti a stringerti le mani, ché ogni cosa ha in sé sua propria conclusione, come vuolsi colà dove si pote ciò che si vole… Non sei dunque felice pel gesto che compietti? È solo in ciò, che acconsiste appiglio per lo sguardo, per te, quando non senti la terra sotto ai piedi, la carne sotto la tua pelle: ché se uno scelse di pareggiar su’ propria vita a ‘bbestia, pur homo essendosene, che sia de ‘bbestia la su’ fine / quarto de bue in alto appùnt’appéso, apparicchiato.)
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Ma io rimango qui per me
e peso e ripeso quel mio gèstomìo
confrontandone l’affanno
e con esso il peso sul presente che trascorsi
Ho messe di domande e di spavento
e per qualcuno
di risposte
Ho peso di una vita al confronto di una morte
Ho il timore di una scelta
già compiuta
fra percuotere e arrestare
perché ogni cosa giàstàta
già è
e sempre torna il filo in mano al cieco
che colore non discerne
Noi eravamo due
? ma sapeva l’altro
dell’agire mio che anche per lui facevo
Così si perde ‘l conto degli agire fatti
il peso loro
perché mai non cambia il numero agli offesi
non cambia il numero degli offensori loro
che a tempo sappiano della colpa fatta
e mai riguardano essa infin negli occhi
per tema di vedersi
vuoti ad ogni passo
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(tratta dalla raccolta "Piccola trilogia nera"
Modigliana (FC), Ed. Criatu 2000)
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