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’E MAMME ’E VUERRA

di Catello Nastro
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Pubblicato il 24/04/2008

‘E MAMME ‘E VUERRA

‘E mamme ‘e vuerra
‘a notta nun dormono:
pregano a Dio
pe’ figlie ancora ‘o fronte
cu’ ‘na scuppetta ‘mmano.

Regnane ‘e lacreme ‘o cuscino
addummannannese pecché
chesta pazzìa ancora
adda continuà,
cu tanta vestite nire.

Para ‘a llà ‘ngoppa
cha pure Dio è surde,
pecché nun sente cchiù,
‘o tuono d’o cannone,
‘e crepete ‘e mitraglia,
e bombe ca’ careno d’o cielo.

Alluccano ‘e ferite
dint’à battaglia disumana.
Chi cu’ ‘na coscia rotta,
chi cuù nu’vraccio spezzato,
chi cu’ ‘na scheggia dint’à ll’uocchie
ca’ nun ‘nge vere cchiù.

Chiammene aiute
a n’infermiere stanco,
a ‘nu miereche stennuto
muorto ‘nterra cu’ ‘na coperta
militare ca’ nunn’ò protegge cchiù.

E ‘e bombe carene,
sparano e cannune,
e ‘a mitraglia continua a sunà
‘na trista tarantella ‘e morte.
E quann’aesce ‘o bullettino ‘e vuerra,
so’ tutte là, “prisente”, azzeccate ‘mfaccia ‘o muro.

E ‘e mamme ‘a notta tremmano,
nun ‘gi ha fanno cchiù
a ppregà a Dio cu’ na curona ‘mmano.
E’ mamme ‘e vuerra
‘a notta nun dormono…
e continuano a pregà a Dio.

Catello Nastro




LE MAMME DEI SOLDATI AL FRONTE

Le mamme dei militari al fronte la notte non dormono: pregano in continuazione Iddio per i figli che combattono con un fucile in mano. / Riempiono il cuscino di lagrime chiedendosi perché questa pazzia deve ancora continuare tra tanti lutti. / Sembra che anche Iddio, da lassù, sia diventato sordo perché non ascolta più il rimbombo del cannone, il crepitio delle mitraglie, il rumore delle bombe che cadono dal cielo./ Sul campo di battaglia i feriti urlano in maniera disumana. Chi ha una gamba spezzata, chi è ferito ad un braccio, chi è diventato cieco per delle schegge negli occhi./ Cercano aiuto ad un infermiere che non ce la fa più a soccorrere i feriti e ad un medico colpito a morte, che giace a terra già cadavere, con una coperta militare addosso che oramai non può più proteggerlo. / Frattanto le bombe cadono dal cielo, i cannoni sparano e la mitraglia continua a suonare la sua lugubre tarantella di morte. E quando sarà pubblicato il bollettino di guerra, non mancherà nessuno, perché sono tutti morti in battaglia../ E le mamme di notte, piangenti, continuano a tremare e non ce la fanno più a pregare Iddio con una coroncina in mano. Le mamme dei soldati in guerra la notte non dormono e continuano a pregare Iddio./

Traduzione di Catello Nastro









MAMME…MAI PIU’ GUERRE.



Dedico questi versi alla madre di mio padre, Angela, nata verso la fine dell’800 e volata al cielo negli anni ’50 del secolo scorso. Aveva sette figli: due femmine e cinque maschi. Allo scoppio della seconda guerra mondiale i cinque maschi partirono per la guerra. Uno in Russia, uno nell’Africa orientale, due nei Balcani, uno rimase in Italia perché padre di tre figli. Fortunatamente tutti e cinque ritornarono a casa, sebbene malconci. Immaginate la tragedia di questa donna ogni volta che arrivava un bollettino di guerra dai vari campi di battaglia. Uno dei figli di questa donna era mio padre. Nel pieno della guerra, il 12 febbraio del 1941, venni alla luce, sotto le bombe, pure io. Ho voluto dedicare questa poesia alla nonna, mamma di guerra, con l’auspicio che mai più nessuna mamma debba piangere il figlio caduto in guerra. Anche se per una nobile causa…


Catello Nastro




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