Pubblicato il 01/04/2017 12:17:18
Ebro di solitudine vagava tra anfratti tenebrosi e boschi cupi e il nome di Euridice egli gridava dall’alto di precipiti dirupi.
Il vento sibilando sulle chiome ripeteva dovunque quel bel nome e l’eco si partiva da ogni cosa per richiamare la novella sposa.
Per lungo tempo fu disperazione poi diventò una tragica ossessione e cielo e terra per la compassione gli tolsero il buon uso di ragione.
Se oggi mi avventuro per il bosco nel mormorio di fronde riconosco un’eco che susurra lieve e dice il nome tanto pianto di Euridice.
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Raffaela Amato, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|