Tenemmo fermo il petto e le ginocchia
per scambiare il suono sacro del sinonimo,
che prepara la prima glossolalia,
con una eucarestia nel vaso d'acqua,
ricostruendo immagini per gradi,
per luogo di ferite e di servizio,
nel viaggio più notturno, nella gola
mutando il nostro carcere in un germe,
in un agnello liquido e fecondo,
ricettacolo, infine benedetto
nostro compassionevole gemello.
-Con un fremito, tacemmo, per pudore,
che nel verde del sinoplo vive il rosso,
della voce, sua ruah, e il nostro uccello
dotato per il canto, ben nascosto.
Fu allora che spruzzammo con la bocca
i primi segni dell’amore rilegato.-
Spingendo con le dita fino in fondo
puoi sentire le incisioni della selce,
trasmesse dal respiro, sulla roccia,
con le ali superiori rosse e grigie,
il bisso arrotolato alla conchiglie
e ai nostri organi lucenti, dirimpetto,
come piccoli strumenti per il fiato,
che s’accordano l’un l’altro, da principio,
al suono antecedente, l’avverbiale.