Guardare, aldilà di consunti guardrails,
incolonnati, come formiche ubriache
dentro scie d’Avana invecchiato,
inscatolati nei vani motori delle nostre vetture,
vani vettori di rabbia,
e non vedere niente di nuovo,
e non vedere nient’altro nelle case tristi,
senza finestre, incastonate, semi senza terra,
ai confini del mondo autostradale,
ai confini dei nostri orizzonti cittadini.
Oltre i muretti divisori, tra i due sensi di marcia,
non c’è senso, nessun senso nel vuoto, visto allo specchio,
delle nostre andate e dei nostri ritorni,
tra frammenti ossei di musi duri,
mascelle serrate, degli altri esemplari della nostra razza dannata,
nei distributori di benzina che non bruciano,
nelle mie sensazioni da autocisterna sfitta.
E non arrivano carri attrezzi, navette di soccorso,
a impedire ai miei occhi di annegare, di affondare, nell’infinito,
sfinito, d’un mondo seduto a tavola senza appetito.
[Lame da rasoi, 2008]
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