Non correranno mille, o ancora mille anni
davanti ai nostri occhi di miele,
e di lama d'amianto.
Guardiamoci, ora, e dalle nostre lacrime
esca tutto ciò che abbiamo dentro,
nuvole di sabbia dalle nostre iridi.
Pazzia, deliro, follia.
Bevi questi versi quando i tuoi cieli
saran disarcionati dalle stelle,
quando il terrore ti ridipingerà la fronte,
quando risentirai i morsi d'un'angoscia color ruggine.
Ci saranno, allora, i miei muscoli di latta,
a confortarti, e a stringerti in abbracci,
metallici, incandescenti.
Fidati di chi è tornato dall’inferno,
crocifisso sul seno turgido d'una baldracca ingenua,
ricordandoti di me: è un urlo.
Guardami, di nuovo,
e niente altro.
[Versi Introversi, 2008]
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