Punti esclamativi verso un mondo a mobilità insostenibile,
che ci trascina, di due / tre metri sul solido asfalto,
a riflettere, dalle superfici delle acque piovane,
sul covar ribellione, contro i miti di sabbia e di vento.
Amo il traffico,
intenso scambio d’astensioni intonse col ventre molle dei margini urbani,
nell’idea d’un’umanità incolonnata da schiavisti,
nell’ombra, servo dell’urgenza di scatenar uomini tristi,
incollati a sudati volanti.
Amo ogni affollamento, nelle strade e nelle spiagge roventi,
metro d’annichilimento d’insipidi istanti,
destinati a ricaricar batterie di fantasmi
arrancanti verso mesi efficienti.
Amo, inquinamento, e incidenti,
noiosa mosca bianca cocchiera, annegata in boccali di birra al Malthus,
nella certezza che - me incluso- decrementino i rischi di fiasco
d’efferate leggi di Darwin.
Punti esclamativi su mondi a immobilità insostenibili,
abili a render diversi i conformismi sommersi.
[Scarti di magazzino, 2013]
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