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Pensieri d’artista

di Ivan Pozzoni
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Pubblicato il 20/03/2018 23:58:35

 

Perché continuiamo a scrivere,

travolti dal rischio di non esser chiari

ai nostri vicini di casa, all’amico,

alla merciaia dell’angolo,

mai sazi di vergar lettere

controcorrente, come arabi,

lontani dalla linearità delle bollette

della luce, dello scontrino del barbiere,

d’un conto del solito ristorante cinese?

 

L’arte non resuscita i morti

dalle camere ardenti, o forse sì,

non sottrae i malati dalle celle

delle cliniche, o forse sì,

non ci sottrae dai risultati in ribasso

delle borse, o forse sì,

non ci trova collocazione stabile

nel mondo del lavoro, o forse sì.

 

L’arte è memoria, viscida sfera di contatto

con morti, malati, borse, lavoro,

con essa versano inchiostro e affanni

intere generazioni d’homo sapiens

in cerca di un capro espiatorio,

nell’intenzione, tutta artistica, di dar fastidio ai vivi,

non lasciandoli dormire.

 

Scrivere è sonnifero a doppio taglio,

con cui radere al suolo chi vuol vendersi al dettaglio.

 

     [Patroclo non deve morire, 2013]


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