Cosa, dunque, è necessario sapere? << Mio caro, tutti questi esseri hanno l'Essere puro per fonte, hanno l'Essere come dimora e hanno l'Essere come fondamento.>>
(Chandogya up. VI,viii, 4)
E non dicemmo dell’immenso -
nemmeno i ragazzi della spiaggia,
lucidi tra l’instancabile rollio
che di necessità accompagna
l’arcuarsi dei bei dorsi nel lavoro
e il silenziarsi cauto delle grida
dei gabbiani dove nel mezzo
delle linee posano - nemmeno loro
sanno l’insostenibile fecondità
di luce, il mare, che gli ricolma gli occhi.
Eroi a sbriciolare i giorni
su soglie abbellite come lapidi
del nostro assopito ricordare -
rigoglio di appassiti inconsci fiori
di sogno in sogno poi evaporare.
Siamo tra l’ombra di due sonni
veglia o sogno?
Non uomo o donna, umida
composizione d’anima e di terra,
che non germogli volontà
d’altro richiamo, necessità
o sfaldamento di corpi fusi,
rispecchiamento di altri sogni
in noi, sognati un tempo
che importa se da mosca o imperatore.
E questo istante nel mare degli istanti -
tempio e rito
racchiuso in una sigaretta,
la messa del suo fumo offerta all’alto -
inno o bestemmia incenso per l’immenso.
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