Pubblicato il 03/10/2018 15:34:34
Così inventiamo un nuovo ottobre l'illegittima fuga dell'estate dal duro trascorso di giorni inanellati a vigilia un'attesa divenuta voce roca dal troppo consumarsi in gemiti di tormento - la carne geme di piacere se corre a rive scelte, ma ogni distanza tra i seni ad essa dice l'impossibilità di carezze che ribaltino il giorno provocando sulla lingua schiocchi d'eccitazione -; eppure mi bastava il legno di quel caffè per scorgerti lontana approssimarti terra promessa per un tempo d'utopie.
Rimango a guardare, io, strano figlio di una stagione mai stanca di proporsi a nude anche.
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