Henri Cartier Bresson
Com'era dolce quell'asprezza,
quel languido assiduo dolore -
carne che si schiudeva
in un pulsare ignaro e vagabondo.
Erano i giorni abbagliati dal mare
aperti a un ignoto sentire -
non cercavi o chiedevi di esistere
ma ruotavi insieme alla terra,
all'odore arancione del sole.
Incauto di sabbia e di vento
il corpo si offriva nell'ostia
più chiara, il mattino: era il tempo
dei treni, sedili di legno e tabacco
diretti a un eterno domani.
Domani, au revoir è per sempre,
la vita immortale in cortili
di luce. E tu sorridevi,
con gli occhi dei prati divini.
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