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Eloisa ed Abelardo

di Gil
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Pubblicato il 06/12/2020 14:55:36


E quando fui davanti al cielo
dei tuoi occhi, capii
il senso della carne e non fuggii
ma mi arresi a ciò che il mondo chiama ancora
insana passione.

Anch'io non vidi in te la decadenza
l'incipit della distanza tra i nostri anni:
mi velava una luce
l'ombra che ogni carne reca seco
e mi svelava un altro cielo la stessa luce
che aveva reso gravida l'anima
trasfigurando il tuo sguardo in un incanto
e ancora insieme ne inventammo le parole,
inventammo un nostro dizionario dell'amore.

Allo stesso Dio s'appellò il crudele
tolse dalla mia carne la sede agente dell'amore
ma nondimeno crebbe il nostro amarci
nondineno lo spirito riebbe i suoi messaggeri.

Seguitai ad amarti seppure invisibile agli occhi
cercai il tuo amore perduto per natura
laddove ogni amore trova la sua origine
e fu Dio quel mio rifugio
speculare al tuo eremo la mia clausura
perché entrambi fummo madre e padre
come un figlio custodimmo il nostro amore.

Neppure l'ombra della morte
oscurò le luninose tue labbra
fino ed oltre al sigillo del bacio eterno
che fragilità del tempo impone
m'impedì l'ultimo gesto
d'aprire a te le braccia per far di te
dolce mia sposa e tenera mia amante
la medesima mia eternità.

Se fummo vinti in vita dal tempo
vincemmo il tempo in vita e oltre la vita
con l'ostinazione del nostro amore.
E quando fui davanti al cielo
dei tuoi occhi, capii
il senso della carne e non fuggii
ma mi arresi a ciò che il mondo chiama ancora
insana passione.

Anch'io non vidi in te la decadenza
l'incipit della distanza tra i nostri anni:
mi velava una luce
l'ombra che ogni carne reca seco
e mi svelava un altro cielo la stessa luce
che aveva reso gravida l'anima
trasfigurando il tuo sguardo in un incanto
e ancora insieme ne inventammo le parole,
inventammo un nostro dizionario dell'amore.

Allo stesso Dio s'appellò il crudele
tolse dalla mia carne la sede agente dell'amore
ma nondimeno crebbe il nostro amarci
nondineno lo spirito riebbe i suoi messaggeri.

Seguitai ad amarti seppure invisibile agli occhi
cercai il tuo amore perduto per natura
laddove ogni amore trova la sua origine
e fu Dio quel mio rifugio
speculare al tuo eremo la mia clausura
perché entrambi fummo madre e padre
come un figlio custodimmo il nostro amore.

Neppure l'ombra della morte
oscurò le luninose tue labbra
fino ed oltre al sigillo del bacio eterno
che fragilità del tempo impone
m'impedì l'ultimo gesto
d'aprire a te le braccia per far di te
dolce mia sposa e tenera mia amante
la medesima mia eternità.

Se fummo vinti in vita dal tempo
vincemmo il tempo in vita e oltre la vita
con l'ostinazione del nostro amore.


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