Pubblicato il 07/12/2020 07:58:42
Ancora il tempo ci ha consegnato intero l’inverno con i pollini diventati neve e le notti che scivolano presto lungo i fianchi dei palazzi. Cortili di nebbia sfumano i pensieri, del mondo il finire, il ricominciare. Conosco il tuo nome – la tua nascita – ma ho bisogno della malinconia delle nenie in canti, della miseria di dicembre per sostare tra i ricordi e leggere la profezia delle sere. Non dovrebbe stupirci tutto questo che poi è accaduto mille volte, ma non mi rassegno a occhi che smettono di guardare dove il nuovo scava un solco netto, quella piega che fa luce. Un’adunanza d’uccelli ha allontanato il mio sonno, creature vaganti in cerca di tutto come anche io so di essere.
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